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Botswana-Zimbabwe 2023 – PARTE 2 (dettaglio giorno x giorno)

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Botswana-Zimbabwe: diario di viaggio (aprile 2023)

 

 

 

  1. A) informazioni generali ns viaggio (VEDI DIARIO PUBBLICATO A PARTE)

 

  1. B) informazioni generali (VEDI DIARIO PUBBLICATO A PARTE)

 

 

 

  1. C) ITINERARIO GIORNO PER GIORNO:

 

1) 07 aprile 2023 venerdì: Malpensa – Doha

 

Dopo un anno, si torna in Africa!!! Nostra figlia Martina ci porta a Malpensa. I voli che prenderemo saranno mezzi vuoti quindi viaggeremo comodi, con tre sedili a disposizione, in entrambe i voli. Non so se sono i prezzi folli dei voli in questo periodo che hanno obbligato qualcuno a rinunciare alla vacanza. Io monitoro sempre l’andamento dei prezzi. Noi abbiamo pagato 930 euro a testa a giugno, a settembre erano arrivati a 1.500 per poi raggiungere 1.800. Follia. Per fortuna che facciamo le prenotazioni sempre con larghissimo anticipo. Torno a noi. Il volo Qatar parte puntuale alle 16.15 e dura 5 ore e mezza. A Doha c’è un’ora in più.

 

2) 08 aprile 2023 sabato: Doha – Windhoek – Tshootsha (km.414 asfalto)

Si riparte alle 2.00 locali e dopo 8 ore e mezza atterriamo a Windhoek alle 9.30. Con la Qatar si viaggia sempre benissimo. È sempre un’emozione toccare terra namibiana. Come se fosse la prima, in realtà è la quinta. È il posto che ci ha fatto venire il mal d’Africa quindi, anche se per poche ore, siamo contenti di essere qui. L’aeroporto è stato ampliato dal nostro ultimo passaggio, 4 anni fa. In un’ora siamo fuori. Recuperiamo i 4 borsoni (due sono solo per vestiti e giochi per i bimbi) ed usciamo. Ci sono vari uffici cambio ma nessuno ha le Pule del Botswana che ci serviranno per pagare le tasse alla frontiera (in realtà non ci chiederanno nessun pagamento). Hanno solo Nad (dollaro namibiano) e Rand (sudafricano). Hanno lo stesso valore, in Namibia sono accettati entrambi, in Sud Africa, solo i Rand. Troviamo subito l’autista della Bushlore, l’agenzia alla quale abbiamo affittato la macchina. In 40 minuti arriviamo ai loro uffici a Windhoek. Ci sono 30°. Quest’anno troveremo temperature decisamente più alte rispetto all’anno scorso. Il nostro Hilux è il pole position pronto a partire. Ha la tenda e tutti i portelloni aperti per le spiegazioni del caso. Paghiamo il saldo dell’affitto, fanno una strisciata della carta di credito a garanzia per Nad 15.000. Mentre Pier guarda dove sono ritirate le varie cose, io faccio i letti in modo tale che quando arriveremo nel Khwai, tra due giorni, non devo perdere tempo a farli (oltretutto avrei sacchi a pelo e cuscini che porterebbero via spazio nel cassone). Sul Land Cruiser le due gomme di scorta vengono piazzate entrambe sul portellone del cassone. Sull’Hilux invece ce ne sta solo una. L’altra la mettono agganciata al semiasse posteriore. Lo sapevamo, ed è una cosa che non vogliamo quindi gliela facciamo togliere subito e legare sul tetto. Avendo una sola tenda, abbiamo la struttura, dell’eventuale seconda, vuota e perfetta per legare tutto quello che ci dà fastidio nel cassone. Le due taniche di scorta del gasolio sono già piazzate sopra quindi ci sta anche la ruota e poi legheremo tutte le fascine di legna a Maun. Consiglio a tutti di non lasciare la gomma di scorta sotto la macchina perché fa da attrito sulla sabbia. Le uniche macchine che avevamo visto insabbiate, nei nostri viaggi precedenti, erano proprio Hilux con la gomma sotto. È la seconda volta che affittiamo la macchina alla Bushlore e posso riconfermare l’opinione che avevamo. È ottima. Un’alternativa poteva essere l’Asco Car (per i viaggi in Namibia abbiamo affittato con loro tre volte, ma senza attrezzatura da campeggio). L’abbiamo scartata per il fatto che il cassone non ha un grande cassetto apribile dal retro, nel quale si possono ritirare le scorte di cibo e le pentole. Forniscono, per queste cose, delle scatole in plastica con coperchio ma secondo me sono scomodissime. Con le macchine della Bushlore invece si apre il cassettone e si ha tutto comodo da prendere. Alle 13.00 partiamo.

Strada: tutto asfalto fino a destinazione. Km.315 (3 ore e 15 minuti) fino alla frontiera Namibia/Botswana poi km.100 (1 ora) per arrivare a Tshootsha

Ci fermiamo subito da Galito’s a pranzo. Spendiamo Nad 142 (8 euro) per due piatti di pollo con patatine e bibita. Alle 13.30 partiamo imboccando la Trans Kalahari che ci porta fino al confine con il Botswana. Ci fermiamo a Gobabis a fare gasolio. Piove. In 3 ore e 15 da Windhoek, arriviamo alla frontiera. Fino a marzo era aperta dalle 7 alle 22. Ora risulta 24/24. Le frontiere via terra, in Africa, sono caratterizzate da un giro assurdo di foglietti. Qui bisogna fare:

1) Frontiera Namibia:

– compilare il modulo (lo stesso che ci hanno dato in aereo e che hanno ritirato a Windhoek una volta atterrati).

– mettono i timbri in uscita

– ci si sposta in macchina alla frontiera dove si scrivono i propri dati su un quaderno

2) Frontiera Botswana:

– bisogna parcheggiare davanti ad un container bianco dove ci rilasciano un foglietto

– ci si sposta in macchina e si parcheggia davanti alla frontiera vera e propria. Si entra e si devono passare alcuni sportelli dove controllano i timbri in uscita dalla Namibia, mettono i timbri del Botswana e ritirano il foglietto che hanno dato nel container.

– sapevamo che si dovesse pagare una tassa di qualche pula, ma non ci chiedono nessun pagamento.

– ci si sposta all’ultimo sportello dove dovrebbero controllano il permesso per la macchina e lasciano un foglietto

– si esce e ci si sposta in macchina di pochi metri dove un signore ritira il foglietto che viene dato nello sportello macchina

Questo è quanto. Noi impieghiamo 45 minuti perché si è scatenato un nubifragio. Non c’era nessun altro ma abbiamo dovuto aspettare un po’, tra un ufficio e l’altro, in modo da bagnarci il meno possibile, ma ne siamo comunque usciti zuppi. Proseguiamo lentamente perché sulla strada ci sono mucche e cavalli agitatissimi visto che non trovano riparo. Vediamo anche uno struzzo. All’improvviso è saltato fuori da un cespuglio uno sciacallo e ci è finito direttamente sotto la macchina. Pier non ha potuto evitarlo. Ci siamo rimasti malissimo. Man mano che viaggiamo verso est, il tempo migliora. Arriviamo al nostro hotel a Tsootsha alle 18.30 quasi con il buio (il sole tramonta alle 18). Non abbiamo capito se il nome è Jungle Light Rest Camp o Rhiana’s Campsite and Tents. Ci accoglie una signora bianca con il suo cagnolino. Ci sono i suoi giochi ovunque. Questa notte non dormiremo nella tenda sul tetto ma abbiamo prenotato una camera (tendata con il bagno privato sul retro). Svuoto completamente i borsoni e metto tutte le cose che sono da tenere a portata di mano, nel cassettone nel cassone della jeep. Doccia e poi andiamo a cena. La signora si rivela un’ottima cuoca solo che ci prepara troppe cose. Avremmo potuto mangiare in 6. Ci scusiamo ma lei dice che non ci sono problemi perché domani (è Pasqua) ha tanti amici a pranzo. Ci prepara una meravigliosa insalata con olive, feta ecc. (purtroppo non la mangeremo perché non sappiamo con quale acqua è stata lavata), uno stufato di kudu in crosta, poi l’arrosto con quattro tipi di verdure ed il dolce. Spendiamo Pula 330 (24 euro). Chiacchieriamo un po’ con lei e poi, dopo aver definito la colazione di domani mattina, andiamo finalmente a dormire. Tocchiamo di nuovo un letto dopo 38 ore.

 

Pernottamento: Jungle Light Rest Camp a Tsootsha – lodge – solo pernottamento

prenotato su whatsupp – costo P 660 (45 euro) – pagato in loco

 

 

3) 09 aprile 2023 domenica: Tshootsha – Maun (km.418 asfalto)

 

Strada: tutto asfalto fino a destinazione

Alle 7.30 siamo a fare colazione. Ieri sera abbiamo ordinato i toast (abbiamo preferito dirle cosa volevamo onde evitare che ci preparasse un pranzo di nozze). Quelli che avanziamo li portiamo via e ci serviranno durante la giornata. La colazione la paghiamo come la cena Pula 330 (24 euro). Questo prezzo è troppo poco per la cena ma esagerato per la colazione. Partiamo alle 8.30 ed arriviamo a Ganzi alle 10.00. Ci fermiamo per fare la spesa. L’ideale sarebbe stato farla a Maun nei market che conosciamo ma non abbiamo trovato da nessuna parte se oggi, giorno di Pasqua, facessero orario ridotto o meno. Anche qui ci sono lo Spar, il Choppies e Shoprite. Prima di entrare allo Choppies do una borsa di vestiti per bimbi ad una signora che ha un banchetto di frutta davanti al market. Avevo letto che la gente di questa città non era il massimo della simpatia. Posso confermarlo. Le persone con le quali abbiamo avuto a che fare, non sono state per niente piacevoli, al contrario del resto del Botswana. Facciamo la spesa e nel mentre si scatena un temporale. Gli alcolici li vendono in negozi a parte. Ne vediamo uno dall’altra parte della strada ma ci dicono che è chiuso. Nei giorni di festa, per evitare che la gente beva troppo, li tengono chiusi. L’alcolismo è abbastanza cosa diffusa. Andiamo poi anche allo Spar a prendere alcune cose che non abbiamo trovato al Chopprite. Ripartiamo alle 11. Ci sono 19°. Troveremo pioggia fino alla barriera veterinaria. Non ci fermano anche perché stiamo viaggiando da una zona dove c’è il controllo veterinario ad una in cui gli animali non sono controllati. Il problema si crea in senso opposto quindi, oltre a controllare la carne trasportata (viene sequestrata), fanno igienizzare suole delle scarpe e pneumatici delle macchine. Le barriere servono per evitare contagi. Appena superata il cielo si apre ed esce il sole. Viaggiamo veloci godendoci i paesaggi che tanto amiamo. Con il sole è tutta un’altra cosa. Ci fermiamo quando vediamo dei bimbi e gli lasciamo vestiti e giochi. Vedere la loro gioia è sempre bellissimo. Le temperature salgono in fretta fino ad arrivare a 35° quando raggiungiamo Maun alle 13.30.

Info su Maun:

 

Uffici del DWNP (S19 59.056 E23 25.844) (orari: lu-ve 7.30/16.30; sa 7.30/12.45 e 13.45/16.30; do 7.30/12.45) si possono pagare con carta di credito le entrance fees dei parchi.

 

Market:

Delta Spar: Plot 692, Unit 3, Makoro Shopping Centre (orari: 8.00-20.00 lu-ve / 8.00-18.00 sa / 8.00-17.00 do)

(nella zona dove ci sono Nando’s e KFC. Si lascia la Tsheke Tsheko Road e si imbocca la Tsaro Road. Subito dopo, sulla destra si entra in una piazza dove ci sono market e banca)

– Shoprite: (molto più rifornito dello Spar Delta) Maun Old Mall, Plot 742, Tsheko- Tsheko Road (si trova allo svincolo tra Tsheke Tsheko Road e la Tsaro Road)

 

 Per la carne:

– Delta meat Deli (vicino al Riley’s Shell garage – orari: lu/ve 7.30/17.00 e sa 7.30/13.30 – http://www.deltameatdeli.net/)

– Beef Boys (di fronte all’Engen garage e allo Spar Ngami Center – orari: lu/ve 9.00/17.30 e sa 9.00/14.00 -http://beef-boys.com/)

 

Per i liquori e la birra: Tops! nella piazzetta del Delta Spar

 

Banca: nella piazzetta dello Spar Delta

 

Benzinai: si

 

Meccanici: si

 

Lavanderia: nel centro commerciale The Mall

 

Ristoranti:

– Mark’s (solo a pranzo)

– Okavango Brewery (birreria)

– Sedia Hotel

Andiamo nella solita piazzetta dove ci fermiamo sempre per acquistare ancora due cose allo Spar Delta, per prelevare e per cercare di comprare la birra al Tops! (negozio di soli alcolici quindi chiuso). Facciamo gasolio e riempiamo anche le due taniche che abbiamo legate sul tetto. Andiamo agli uffici del DWNP (dove si pagano gli ingressi ai parchi) ma è chiuso. Sapevamo che chiudevano alle 12.45, ma ci abbiamo provato ugualmente. Non vogliamo pagarle in contanti ai vari gate, quindi torneremo qui domani mattina. Ci sarebbe piaciuto tornare a pranzo da Mark’s, dove siamo stati l’anno scorso, ma la domenica è chiuso. Vediamo lungo la strada un negozio dove vendono alcolici a bassa gradazione quindi ci fermiamo a prendere delle birre Hunters. Alle 15 siamo in hotel. Fa molto caldo. Abbiamo i sedili posteriori strapieni di borse della spesa quindi mi metto con calma a sistemare tutto in modo tale che domani mattina possiamo partire senza fare più nulla. Eravamo venuti qui l’anno scorso a cena quindi quest’anno abbiamo deciso anche di pernottare. Costa meno del The Waterfront e del Crocodile Lodge (siamo stati nel 2019) ed è migliore. Andiamo a cena presto. I tavoli sono vicini alla piscina. Io prendo lo stesso piatto dello scorso anno, un filetto con patate dolci e altre verdure, condito con salsa al pepe mentre Pier del pollo allo yogurt poi l’immancabile birra Windhoek. Tutto ottimo e spendiamo Pula 360 (25 euro). Alle 21 dormiamo, l’ora più tarda in cui siamo andati a dormire in tutta la vacanza.

Pernottamento: Sedia Hotel a Maun – lodge – con colazione – c’è il ristorante per la cena

prenotato su booking – costo P 1042 (74 euro) – pagato in loco.

(https://sedia-hotel.com/)

 

 

4) 10 aprile 2023 lunedì: Maun – Khwai (km.174: 144 sterrato e 30 asfalto)

 

Strada: Dopo km. 60 (h.1,30) giriamo a sinistra (S 19° 36’58” E 23°48’04” oppure S19 36.580 E 23 48.040). Dopo km.31 (h.1) ai arriva al South Gate (Maqwee Gate) (S19°25’33” E23°38’44” oppure S19 25.542 E23 38.732). Ci si trova di fronte a 3 strade:

 

– quella di sinistra: porta al Third Bridge nella Moremi

– quella centrale: va verso Xakanaxa per km.30 (h.1,30) poi si gira a destra. Dopo altri km.30 (h.2 circa) si raggiunge il North Gate (Khwai Gate).

– quella a destra: sono km.30 e si arriva direttamente al North Gate

 

Noi prenderemo quella centrale

 

Barriera veterinaria: circa a km.50 da Maun, prima dello svincolo per la Moremi dalla strada principale

Market: nel Khwai, appena oltre il ponte di uscita dal parco (nel 2019 era aperto, ora trovato chiuso ma non so se definitivamente) ed uno nuovo che si chiama Afro Ville a km.1,5 dal ponte di uscita del campeggio.

Dopo colazione carichiamo le ultime cose sulla macchina e torniamo in centro agli uffici del DWNP. È ancora tutto chiuso. Un signore ci dice che aprono alle 8. Non so se il ritardo di mezz’ora è dovuto ad un imprevisto della responsabile, o se hanno variato gli orari. Ci compila il permesso e paghiamo con la carta di credito. Spendiamo in tutto Pula 5.120 (366 euro) così diviso:

– Pula 270 (19 euro) a testa + 75 (5 euro) auto per la Moremi al giorno x 3 giorni

– Pula 270 (19 euro) a testa + 115 (8 euro) auto per il Chobe al giorno x 4 giorni

Partiamo in direzione Moremi. Ci fermiamo subito in due banchetti ad acquistare la legna. Prendiamo 10 fascine (sono legate con il fil di ferro) al costo di Pula 15 (1 euro) l’una. Le mettiamo nel cassone della jeep ma questa sera al campo le legheremo sul tetto, di fianco alle taniche del gasolio e alla gomma di scorta.  La legna venduta in Botswana è di mopane. Non brucia molto bene, fa un fuoco duraturo ma non molta fiamma. Ci fermiamo anche qualche volta a dare ai bimbi vestitini e giocattoli. Le bolle di sapone piacciono un sacco. Dopo una cinquantina di chilometri da Maun lasciamo l’asfalto. Sgonfiamo subito le gomme con la pressione che riteniamo più giusta su sterrato/sabbia, 2 davanti e 2,5 dietro. Se ci insabbieremo, le sgonfieremo ancora un po’ al momento e poi le rigonfieremo con il compressore. Quando eravamo passati di qui nel 2019 era agosto quindi era tutto secco. Ora il paesaggio è molto più bello perché di un verde acceso. Ci sono diverse capanne con coltivazioni di mais. Passiamo la barriera veterinaria senza che ci fermino (Maqwana Checkpoint) e dopo poco siamo al bivio che porta alla Moremi (se si prosegue dritto si arriva direttamente al Savuti). Abbiamo impiegato 1 ora e mezza da Maun fino a questo punto. Sono 53 km. Ci rendiamo conto che viaggiamo molto più lenti rispetto al 2019. Allora eravamo tre mezzi quindi non riusciamo a capire il motivo. In un’ora (km.31) siamo al gate sud della Moremi, il Maqwee Gate.

Info sulla Moremi:

Orari: da aprile a settembre 6.00/18.30 – da ottobre a marzo 5.30/19.00

 

Nel cuore del delta dell’Okavango sorge una riserva naturale governativa con un’area di 4.871 km2 (40 % del delta), l’unica parte adibita a parco del delta, dove vi è la più grande concentrazione di animali di quest’area. Il parco venne dichiarato tale dalla popolazione BaTawana che inaugurò il santuario naturale il 15 marzo del 1963: fu la prima riserva naturale dichiarata e fortemente voluta dalla popolazione locale di un paese africano, una vera pietra miliare nella storia africana. I BaTawana erano fortemente preoccupati per la diminuzione degli animali selvaggi che popolavano la zona e che venivano impunemente massacrati dalla caccia. La riserva Moremi deve il suo nome al capo tribù Chief Moremi III, ma ad essere precisi in quel periodo a governare i BaTawana era la moglie del capo la signora Moremi, e quindi è a lei che si ispira il nome della mitica riserva faunistica. Oggi il parco è amministrato e davvero ben gestito dal DWNP (Department of Wildlife and National Parks) ed è senza dubbio una delle prime Africa’s top destinations per gli amanti dei fotosafari tant’è che nel 2008 è stata premiato come migliore riserva faunistica in Africa» dalla rinomata African Travel and Tourism Association. Moremi è senza dubbio una delle riserve più belle d’Africa e, probabilmente,
del mondo intero. La riserva faunistica di Moremi è situata nella parte centrale e orientale del Delta dell’Okavango e comprende la penisola Moremi e Chief ’s Island, formando così uno degli ecosistemi più ricchi e svariati del continente. Quest’area è ideale per l’avvistamento degli animali selvaggi e degli uccelli poiché qui si incontrano tutte le specie di erbivori e carnivori presenti nella regione e oltre 400 specie di volatili, tra cui numerosi uccelli migratori e alcune specie in pericolo di estinzione come i rinoceronti. Il territorio è molto vario, ma la dominanza delle grandi piante di mopane (qui sembrano proprio dei veri giganti) appresenta il 90% della vegetazione. Si possono incontrare anche termitai, acacie e vere e proprie isole di palme. Come accennato in precedenza, all’interno della Moremi Game Reserve vi sono la penisola di Moremi e la Chief’s Island. Entrambe le lingue di terra sono i luoghi ideali per ammirare la ricca fauna africana, ma fra le due la Chief’s Island nella zona di Mombo (punta nord) è forse quella che maggiormente stupisce e ammalia anche i più datati esperti safaristi di tutto il mondo.

Informazioni sui guadi:

Bisogna valutare molto bene i guadi:

– l’altezza dell’acqua non si valuta entrandoci a piedi. Se è 20 cm. ci può anche stare ma oltre è pericoloso per la possibile presenza di coccodrilli. E poi se è un lungo tratto si è a rischio per i predatori. Si possono usare bastoni lunghi. I video nei quali si vedono le persone che entrano in infradito non sono da seguire come esempio. Solitamente sono sudafricani spericolati.

– guardare se ci sono segni di pneumatici in entrata e in uscita. Se ci sono, si seguono quelli, se non ce ne sono, non si entra e si cerca una strada alternativa.

– valutare se è sabbia o terra. Se è sabbia si può entrare senza problemi perché con il peso della macchina, diventa cemento, se è terra non si deve entrare. Terra e acqua diventano fango e con il peso della macchina è come fossero sabbie mobili. Non si esce. Se si rimane bloccati l’unico modo per tirarsi fuori, se si è da soli, è legare il verricello ad una pianta. Se non ci sono piante, si è spacciati, si deve sperare che passi qualcuno o si devono chiamare i soccorsi. Quindi i guadi non sono da prendere sottogamba. Dalla sabbia in qualche maniera ci si tira fuori aiutati dal fatto che si è all’asciutto e che si possono usare pala, quello che sembra un grosso cric e le strisce da mettere sotto le gomme. Nell’acqua si lavorerebbe in condizioni non piacevoli.

Ci registriamo, controllano le prenotazioni, foto di rito e via, si entra nel parco. Dal gate al campeggio incontreremo solo una macchina. Ci sono 34°. Il primo animale che vediamo è un ’elefantone poi zebre e giraffe a seguire. Che bello essere di nuovo qui! Ci fermiamo subito a bordo strada, sotto una pianta a pranzare. Mangiamo due cose al volo. Per terra ci sono diverse impronte di predatore immortalate nel fango secco. Sono mamma e figlio visto che sono identiche ma di dimensioni decisamente diverse. Non hanno le unghie e non sono grosse come quelle di una leonessa quindi penso fossero di leopardo. Ripartiamo e dopo un paio d’ore siamo al bivio. A sinistra si va a Xakanaxa (il cuore della Moremi), dove andremo domani, e a destra nel Khwai. La strada appena percorsa è brutta perché chiusa nella vegetazione. Non vedremo nulla. Arrivando al bivio invece cambia. C’è sempre molta vegetazione ma ci sono anche molte radure e si vede l’Okavango in vari punti. Al gate avevamo chiesto info sulla percorribilità di questa strada (altrimenti avremmo preso quella di destra che arriva direttamente al Khwai che non ha acqua) e ci avevano detto di seguire il cartello che indicava la dry road. Prima di raggiungerlo ci troviamo un grosso guado da superare ma riusciamo in qualche maniera ad evitarlo. Entriamo solo leggermente con le ruote di sinistra mentre quelle di destra le teniamo sull’erba, fino a dove riusciamo perché ci sono delle piante. Il paesaggio è bello, soprattutto nei punti in cui si vede il fiume, dove ci sono ippopotami, cobo dell’ellisse (waterbuck), lichi (red lechwe), aquile pescatrici (African fish eagle). Troviamo il cartello che indica la deviazione sulla destra sulla dry road. Vediamo però degli elefanti davanti a noi quindi andiamo a vedere. In effetti da qui in poi non si potrebbe proprio viaggiare perché la strada è completamente sommersa dall’acqua. Nel 2019 avevamo percorso questa ma ovviamente era asciutta (allora aveva anche piovuto pochissimo). Imbocchiamo poi la strada giusta. Andiamo alla Dombo Hippo Pool. Nel 2019 c’era pochissima acqua e gli ippopotami erano tutti concentrati nel centro (dei grossi coccodrilli ne mangiavano uno morto). Ora è strapiena. Saliamo sulla torretta di legno dalla quale si una un bel colpo d’occhio sulla zona. Proseguiamo ed arriviamo al campeggio del Khwai.

 

 

 

Info sul Khwai:

Orari: da aprile a settembre 6.00/18.30 – da ottobre a marzo 5.30/19.00

 

Il Khwai è una concessione di 180.000 ettari che confina con il lato nordorientale della Moremi. L’unica fonte di acqua della zona è il fiume Moremi, quindi, è una calamita per tantissimi animali dandola possibilità di vedere immagini uniche. Ci sono tanti wild dogs. Vicino al Khwai Gate (North Gate), sul il fiume Khwai c’è un ponte in legno anche chiamato Bridge Over. Ad 1 km. si trova il Villaggio di Khwai dove abitano i boscimani di fiume (babukakhwe).

Abbiamo impiagato quasi 3 ore per percorrere 30 km ma abbiamo fatto varie soste. Appena dopo il gate di uscita, sulla sinistra, c’è il piccolo ufficio del SKL, il tour operator che gestisce il campo. Ci fanno firmare un foglio di scarico di responsabilità. Ci dice di fare molta attenzione ai babbuini, ippopotami e iene. Nel 2019 eravamo appena saliti in tenda quando erano passate due iene tra la nostra scaletta ed il fuoco. Stavano litigando e avevano fatto dei versi da paura. Ci sono dieci piazzole e solo tre saranno occupate questa notte. Andiamo nella nostra, la numero 8, che si trova vicino ai bagni. Sono le 16.30 quindi, non facendo in tempo a fare un giro nell’area vicino al fiume, parcheggiamo e ci sistemiamo. Apriamo la tenda, accendiamo il fuoco, leghiamo la legna sul tetto, andiamo a fare la doccia e poi prepariamo cena. Facciamo soffritto con la cipolla poi mettiamo pomodori, peperoni, carne a striscioline e poi un po’ di cheddar. Nel mentre un elefante ci passa vicino. Ceniamo prima del tramonto, che è alle 18.00, in modo tale da riuscire a sistemare tutto prima che venga completamente buio (18.45). Rimaniamo fino alle 7.30 a guardare il fuoco poi ritiriamo le sedie (non lasciamo mai nulla fuori di notte) e saliamo in tenda a leggere. Sarà la prima di una serie di notti rumorose, ma rumorose per cose belle. A parte uno scroscio di pioggia, avremo per una mezz’ora un elefante che mangia le foglie da una pianta a due metri da noi e poi gli ippopotami.

Pernottamento: Khwai – SKL Camp – piazzola MK08 – campeggio – solo pernottamento

prenotato con SKL – costo 85 euro)

(www.sklcamps.com – reservations@sklcamps.co.bw)

Coordinate: S19°10’22” E23°45’09” oppure S19 10.288 E23 45.064 oppure S19°10’342 E23°45’095

Ci sono 10 piazzole (consentiti per piazzola max 3 macchine e 8 persone) – braai – bagni – non recintato – immondizia – c’è la possibilità di comprare legna dove si fa il check-in.

 

 

5) 11 aprile 2023 martedì: Khwai – Moremi – Khwai (km.118 sterrato)

 

Strada: andiamo vero ovest, in direzione Xakanaxa, percorrendo la strada fatta ieri per km.30 (1 h. e 45) fino al bivio che porta al South gate e poi km.15 (35 minuti) fino a Xakanaxa.

Benzinaio: no

Market: nel Khwai, appena oltre il ponte di uscita dal parco (nel 2019 era aperto, ora trovato chiuso ma non so se definitivamente) ed uno nuovo che si chiama Afro Ville a km.1,5 dal ponte di uscita del campeggio

Mettiamo la sveglia alle 5.45 ma è ancora troppo buio quindi attendiamo. Quando c’è visibilità scendiamo. L’alba è alle 6.45. Notiamo impronte di ippopotamo intorno alla macchina. Chiudiamo la tenda (ci vanno pochi minuti) e partiamo. Ci fermiamo a scambiare due parole con quattro signori che sono parcheggiati qualche piazzola più in là. Ci dicono che questa notte hanno ripreso, con la fototrappola, diverse iene che giravano intorno alla macchina. Non so se sono passate anche da noi, solitamente fanno il giro di tutte le piazzole a cercare cibo, però non abbiamo sentito nulla. Alle 7.30 partiamo diretti a Xakanaxa, nel cuore della Moremi. La logica sarebbe stata mettere un pernottamento là e il secondo nel Khwai ma non ci siamo fidati. Se la strada fosse stata bloccata dall’acqua, avremmo dovuto tornare al South Gate e da lì risalire al Khwai. Facendo invece come abbiamo fatto noi, nel caso in cui non fossimo riusciti a passare in un punto, potevamo tornare indietro senza fare giri assurdi o far saltare il pernottamento. Questa ovviamente è un’accortezza per questo periodo, nella stagione secca si passa senza problemi. Fatto sta che noi, a parte il punto con l’acqua superato ieri, viaggeremo senza problemi. Ci fermiamo in vari punti dove c’è visibilità sul fiume. Vediamo diversi animali, ma non tantissimi, per la vegetazione fitta. La nostra meta, prima di Xakanaxa, sono le Paradise Pools. Arriviamo alle 11.00. Laggiù avevamo visto due leoni nel 2019 ed il paesaggio era bello. Ora è visitabile solo una parte. Vediamo molti erbivori ed uccelli, ma nessun predatore. Andiamo poi al camp di Xakanaxa e ci fermiamo in una piazzola a pranzo. Finiremo la cena di ieri sera (volutamente preparata con dosi doppie). In una piazzola ci sono delle persone che attendono la barca per il loro camp al centro dell’Okavango, per il resto il posto è deserto. Non abbiamo visto nessun’altra macchina. Pier si riposa un attimo e poi rientriamo. Viaggiamo facendo solo un paio di soste (elefanti al guado superato ieri che bloccano la strada, bellissimo) quindi posso dire che i km.15 da Xakanaxa al bivio che porta al South gate (da dove siamo arrivati ieri) abbiamo impiegato 35 minuti mentre i km.30 seguenti li abbiamo percorsi in 1 ora e 45. Incrociamo i 4 signori con i quali abbiamo parlato questa mattina al camp. Una jeep sta trainando l’altra. Sono completamente ricoperti di fango. Evidentemente, la macchina trainata è rimasta bloccata nell’acqua e l’altra l’ha tirata fuori. Visto che l’unico guado, sulla strada principale, si poteva in qualche maniera evitare, come abbiamo fatto noi, vuol dire che hanno fatto una pista sbagliata. Questa mattina ci avevano detto che avevano ancora una notte a Xakanaxa e poi rientravano a Maun. Ci dicono che arriveranno fino là viaggiando legati. Tanti complimenti. Su sabbia e con tanti buchi devono essere abili guidatori! Siamo al camp nel Khwai alle 15.50. Ci fermiamo meno di un’ora (grande relax!!!) per farci la doccia, scaricare tavolo e siedi, approntare il fuoco e poi ripartiamo. Facciamo un giro lungo il fiume (guardando il gate, tutto sulla destra, oltre il campeggio). Quella è la zona per i game drive nel Khwai. Viaggiamo pianissimo perché la strada è pessima, con grandi buchi e con erba che la nasconde. Non avessimo avuto le mappe di Maps.me, non saremmo riusciti né ad entrarci, né tantomeno ad uscirci. Vediamo le solite antilopi, 1 bufalo sdraiato nell’acqua, elefanti ed ippopotami. Alle 17.50 siamo al camp. La nostra piazzola la troviamo occupata da una quarantina di babbuini. Bene ma non benissimo!!! Se non sono intimorita da tutti gli altri animali africani, loro mi fanno paura. Hanno dei denti pazzeschi e sono imprevedibili. Arrivando con la macchina se ne vanno ma rimangono sempre nelle vicinanze facendo versi da pelle d’oca. Ceniamo con un risotto e poi, come di prassi, ritiriamo tutto e stiamo ancora un attimo vicino al fuoco. Man mano che il buio avanza, vediamo i babbuini, uno per volta che tornano nella nostra piazzola e salgono per la notte, sulla pianta di fianco alla nostra jeep. Dormiremo in compagnia.

Pernottamento: Khwai – SKL Camp – piazzola MK08 – campeggio – solo pernottamento

prenotato con SKL – costo (85 euro)

(www.sklcamps.com – reservations@sklcamps.co.bw)

Coordinate: S19°10’22” E23°45’09” oppure S19 10.288 E23 45.064 oppure S19°10’342 E23°45’095

Ci sono 10 piazzole (consentiti per piazzola max 3 macchine e 8 persone) – braai – bagni – non recintato – immondizia – c’è la possibilità di comprare legna dove si fa il check-in.

 

6) 12 aprile 2023 mercoledì: Khwai – Savuti (km.144 sterrato)

 

Strada: Attraversiamo il ponte ed usciamo dal North Gate (Khwai Gate). Dopo km.32 prendiamo la deviazione a sinistra, senza raggiungere la strada principale (S19 09.512 E23 55.293), km.9 prima di Mababe. Dopo km.10 raggiungiamo la principale ed arriviamo al Mababe Gate del Savuti (S19°06’10” E23°59’07” oppure S19°05’963 E23°59’110 oppure S19 06.177 E23 59.119). Ci vogliono 2 ore di viaggio dal Khwai. Dopo km.65 arriviamo al nostro camp, sul Savuti Channel (ore 4.30 con soste).

 

Benzinaio: no

 

Market:

– nel Khwai, appena oltre il ponte di uscita dal parco (nel 2019 era aperto, ora trovato chiuso ma non so se definitivamente) ed uno nuovo che si chiama Afro Ville a km.1,5 dal ponte di uscita del campeggio

– nel Savuti, vicino al Camp ma hanno pochissime cose, più che altro bibite, birra e vino

 

Chiedere al Mababe gate info sulla percorribilità delle due strade che ci sono per raggiungere il Savuti Campsite. La più bella è quella a destra, la Old March Road

 

– Quella più ad ovest, la Magwikhwe Sand Ridge Road, è più veloce (circa 70 km. in 3 ore) ma c’è tanta sabbia, da qui poi si può scendere nelle Savuti Marsh, dove ci sono tanti animali.

–  quella più ad est, la Old Marsh Road, nella parte a sud è molto fangosa. Anche lontano dalle piogge i solchi secchi del fango possono far bloccare. Da qui si arriva direttamente nelle Savuti March.

Nottata impegnativa. Siamo stati svegliati più volte da versi da paura dei babbuini. Credo fossero i maschi che urlavano, ed altri babbuini poco distanti, rispondevano. Non so se stessero segnalando la presenza di qualche predatore o meno. Sicuramente tutta la notte abbiamo sentito il richiamo delle iene. Ogni tanto sentivamo dei rumori che abbiamo poi capito fossero … pipì e cacca. Per fortuna erano leggermente spostati rispetto a noi, altrimenti, lasciavano i loro ricordini sulla nostra tenda!!! Alle 6.45 partiamo dopo aver assistito alla discesa di tutti i babbuini dall’albero. Solo 3 macchine sono state qui questa notte, oltre a noi. Facciamo un giro lungo il fiume, nonostante la strada impossibile. La luce è molto bella con il sole che arriva ad illuminare tutto poco per volta. Con il calore dei raggi si alza una leggera nebbiolina. Vedremo alcuni cobo dell’ellisse (waterbuck) e lichi (red lechwe), poi qualche bufalo, una decina di kudu e gli ippopotami. Questa è una zona molto battuta dai licaoni, ma non ne vedremo nessuno. Torniamo al campeggio e andiamo al gate a firmare il libro delle uscite. Passiamo il ponte di legno. C’è ancora molta acqua sotto. Il negozietto appena oltre, sulla sinistra è chiuso. Si trova nel centro di un piccolo villaggio di capanne dove 4 anni fa avevamo lasciato vestiti ai bimbi e fatto diverse foto. Allora era pieno di bambini. Ora è deserto. Siccome ho stampato quelle immagini e voglio darle alle famiglie, quando vedo una signora anziana, mi avvicino. Non parla inglese ma chiama un ragazzo che mi capisce. Gli faccio vedere le foto poi lui spiega la cosa alla signora. Lei si mette quasi a piangere guardandole. Credo che non abbia capito cosa sono e come è possibile che io abbia messo su carta i visi dei bimbi che lei ora sa essere diversi. Il ragazzo urla qualcosa ed una decina di ragazzini arrivano di corsa. Guardano le immagini stupiti. Il ragazzo mi indica a chi appartengono quelle immagini. Pazzesco. La signora anziana è assolutamente incredula e non sa più come ringraziarmi. Abbiamo inteso fosse la nonna. Ci spostiamo poi di qualche km e vediamo sulla destra un market aperto. Non sapevamo esserci. Si chiama Afro Ville. Compriamo delle birre vere, non come quelle che abbiamo preso lungo la strada a Maun, e del vino sudafricano che si chiama Arabella, nome che a noi mette un po’ di nostalgia. La mamma di Honey, la nostra labrador, che se ne è andata 5 anni fa, si chiamava così. Andiamo avanti ancora pochi km e ci fermiamo alla pozza degli ippopotami che si trova sulla sinistra della strada. Non si vede per la vegetazione fitta, ma noi ricordavamo essere in questa zona. Ci sono tanti ippopotami che dormono nell’acqua. Poco oltre troviamo un grosso elefante morto a bordo strada. Sono rimaste solo ossa ma è perfettamente intero. Ci sono ancora pezzettini di carne qui e là quindi ha una puzza pazzesca. Chissà quante persone sono passate di qui i giorni scorsi e hanno visto i predatori banchettare. Fortunati. In due ore siamo al Mababe Gate, l’ingresso per il Chobe National Park. Questa zona, che si chiama Savuti, è famosa per le sue sabbie quindi sgonfiamo le gomme a 1,8 davanti e 2 dietro.

Informazioni sul Chobe National Park:

Orari: da aprile a settembre 6.00/18.30 – da ottobre a marzo 5.30/19.00

 

Il Chobe National Park ha tre aree principali: il Chobe Riverfront a nord, l’area Savuti a sud e l’area del Linyanti ad ovest. Ha 5 gate: Mababe a sud, Linyanti ad ovest, Poha ad est, Ngoma a nord-ovest e Sedudu a nord-est.

Fu nel lontano 1930 che Sir Charles Rey, commissario britannico del Bechuanaland, propose per la prima volta di realizzare un’area protetta nella regione dove, oggi, troviamo il parco Chobe. Purtroppo, dovettero trascorrere oltre 30 anni prima che i suoi desideri fossero realizzati. Questo accadde nel 1961 con l’atto governativo n°22. Il Chobe fu il primo parco nazionale del paese con una superficie attuale di 10.600 kmq. Il Chobe National Park è il secondo parco per importanza del Botswana dopo il Delta dell’Okavango. Prende il nome dal fiume Chobe che ne delimita il confine a nord. Questo fiume si chiama Kuando da punto in cui nasce in Angola fino al confine tra Namibia e Botswana. Da qui prende il nome di Linyanti fino al punto di frontiera Ngoma Bridge (Namibia/Botswana). Poi si chiama Chobe fino a quando sfocia nello Zambezi a Kazungula (punto di incontro tra 4 stati Namibia/Botswana/Zimbabwe/Zambia). Unito allo Zambezi si getta nelle Victoria Falls. Lungo le rive settentrionali del fiume Chobe si trova la maggiore concentrazione di fauna del parco e i fotosafari si svolgono sia a bordo di veicoli 4×4 sia su imbarcazioni che percorrono il fiume. La maggiore attrattiva, oltre al bellissimo paesaggio offerto dal fiume, è probabilmente data dalle grandi mandrie di bufali e dalle numerose “famiglie” di elefanti presenti in oltre 120.000 esemplari, ma il parco è ricchissimo di uccelli, rettili, impala, antilopi delle varie specie e, ovviamente, predatori quali leoni e leopardi. Questo parco rappresenta un vero esempio di come il turismo diventi uno strumento fondamentale per salvaguardare la biodiversità: nel 1970 erano rimaste poche migliaia di elefanti nella zona, uccisi dallo spietato business dell’avorio, ma in quasi 40 anni la popolazione è aumentata in modo esponenziale tanto da guadagnarsi il primato per numero assoluto. Il parco può essere suddiviso in 4 aree diverse per vegetazione e configurazione orografica: Serondela nel nord est, Savute Marsh ad ovest, le Linyanti Swamps nel nord ovest e le aree secche centrali. L’entrata di Sedudu Gate, la principale, è vicinissima alla città di Kasane. La zona di Serondela è caratterizzata dai grandi resort turistici ed è la porta d’entrata del parco. Un tempo era presente una segheria della quale oggi sono visibili solo alcune tracce e la tomba del suo vecchio proprietario. Esiste un piccolo tratto di strada asfaltata ben mantenuta che funge da arteria per raggiungere il confine con la Namibia a Ngoma. La zona ad ovest, quella della famosa Savute marsh, è caratterizzata dalla Magwikhwe sand ridge che ha un’altezza variabile tra i 18 e i 20 metri. Questo anello di sabbia è ciò che resta del super lago che ricopriva in ere passate l’intero (o quasi) territorio del Botswana. Un tempo il fiume Chobe (nel tratto che ora si chiama Linyanti) portava le sue acque in questa zona acquitrinosa che è la parte più profonda della depressione di Mababe ed è proprio per questo motivo, per la sua maggiore profondità, che ancora oggi l’acqua arriva e permane per pochi giorni all’anno senza avere, apparentemente, un legame con le precipitazioni che interessano la zona. In quest’area si possono ancora notare i tronchi delle acacie che vennero sradicate dal passaggio del fiume Chobe nel canale di Savute nel lontano 1958. Nel parco quasi tutti gli anni ha luogo la migrazione (ve ne sono due in Botswana) delle zebre dal Linyanti alla Savute Marsh. Altra caratteristica particolare di questa zona sono le colline di Gubatsa. Si pensa che la loro formazione avvenne circa un miliardo di anni orsono durante i movimenti delle tettoniche che tanto interessarono il cuore di quello che sarebbe diventato il Gondwanaland. Queste colline (koppies) si ergono per circa 90 metri e un tempo, quando le acque del super lago erano presenti, dovevano uscire di poche decine di metri sopra il livello dell’acqua. Qui si possono trovare ancora sporadici petroglifici boscimani. Altra zona di grande interesse paesaggistico è l’area del Linyanti, una delle più ricche dal punto di vista paesaggistico e faunistico. Infine, il parco è caratterizzato dalle zone sabbiose centrali, dove solo pochi animali vi si addentrano, ma che offre paesaggi meravigliosi soprattutto nelle primissime ore di luce serali e al tramonto: peccato che solo gli animali e i ranger possano godere di questi spettacoli poiché il parco apre e chiude con il sole.

 

Informazioni sul Savuti:

Savuti si trova a sud del Chobe Park e prende il nome dal canale che la attraversa. Il Savuti Channel ormai secco da quasi 20 anni ha formato vaste depressioni, rendendo il territorio arido e pressoché desertico in molti punti. La zona vanta un’altissima concentrazione di animali e per questo ci sono ottime possibilità di avvistamento, soprattutto nel periodo da novembre ad aprile quando gli animali migrano a Savuti scendendo da nord alla ricerca di nuova erba. Oltre alla grande quantità di elefanti, giraffe, zebre, kudu, gnu, impala e altre specie di antilope ed erbivori, Savuti è ben nota per la grande quantità di predatori che ospita, come leoni, iene, sciacalli, ghepardi e licaoni. I pochi lodge della zona sono di altissimo livello. In alternativa si può campeggiare con la propria tenda anche se come nel resto del Botswana è un’alternativa raccomandata solo a chi ha una particolare esperienza di guida fuoristrada nel bush e un alto spirito di adattamento.

Savuti è famoso per il suo canale. Corre a una distanza di 100 chilometri dal fiume Chobe, attraverso una fessura nel crinale di sabbia, fino alla Depressione del Mababe. Cadendo solo di circa 18 metri, questo canale porta l’acqua dal Chobe a Mababe, creando una piccola palude in cui entra nella Depressione. Scorrendo nei tempi di Livingstone, il canale era asciutto nel 1880, e rimase asciutto per circa 70 anni. Riemerse di nuovo nel 1957. Savuti Marsh è rimasto asciutto per 18 anni. Savuti è famoso per i suoi predatori, in particolare per i leoni e per le popolazioni di iene maculate. Solo 38 chilometri a nord-ovest di Savuti e al di fuori della principale strada turistica si trova il segreto meglio custodito del Botswana: Linyanti e le valli occidentali del Canale Savuti. Le aree Linyanti e superiore Savuti sono tra le più belle del Botswana. La visione del gioco può essere eccezionale e l’ampia varietà di attività rende questa zona da non perdere. Linyanti ospita grandi mandrie di bufali, zebre ed elefanti. Poiché quest’area è una riserva di caccia privata, le concentrazioni dei veicoli sono molto basse e l’esperienza della natura selvaggia è una delle migliori in Africa. L’area di Savuti è principalmente caratterizzata da sandveld di Camelthorn (Acacia erioloba), Silver Sandalia (Terminalia sericea), savana di lavanda e veld mopane. Il paesaggio quasi desertico di Savuti con il sole cocente, la sabbia sciolta e calda, gli animali che fuggono dalla calura raggruppandosi nella limitata ombra disponibile e gli elefanti che si allineano per raggiungere la riserva d’acqua, offrono un’esperienza selvaggia che non dimenticherete facilmente.

Nei campeggi le strutture dei bagni sono a prova di elefante, dal gran numero presente. I leoni si sono specializzati proprio negli attacchi di gruppo contro i pachidermi. Spesso le pozze d’acqua sono dei cimiteri di ossa.

 

Ci sono due strade che arrivano da sud alla zona centrale del Savuti:

– Quella più ad ovest, la Magwikhwe Sand Ridge Road, è più semplice (circa 70 km. in 3 ore) da qui poi si deve scendere nelle Savuti Marsh, dove ci sono tanti animali.

–  quella più ad est, la Old March Road, nella parte a sud è molto fangosa. Anche lontano dalle piogge i solchi secchi del fango possono far bloccare. Quindi chiedere bene al gate com’è messa. Da qui si arriva direttamente nelle Savuti March.

 

Andiamo a registrarci al gate dove controllano sia il foglio delle conservation fees che quello dell’SKL per il pernottamento. Chiediamo quale strada prendere. Ci dicono che la Old Marsh Road, nella parte bassa, è quasi impraticabile per il fango quindi non abbiamo scelta, imbocchiamo la Magwikhwe Sand Ridge Road. Guido io per la prima volta in questo viaggio. Il cambio automatico è spettacolare. Visto che bisogna continuamente cambiare marcia, io ho problemi a farlo con la mano sinistra, più che alto perché implica togliere una mano dal volante. Con il cambio automatico vado alla grande. La sabbia in alcuni tratti è molto profonda ma non ho problemi. Questo tratto non è nulla di che perché la vegetazione arriva fino a bordo strada. Vediamo pochi animali. Appena possiamo giriamo a destra nelle Marsh. Nel Savuti, nella stagione secca, si trova acqua solo in 3 pozze. La prima è appena oltre il Camp, la seconda è nella Marabou Pan e la terza al Rhino Vlei. Ora c’è acqua ovunque. Puntiamo alla pozza nel Marabou Pan per pranzare. Vediamo diversi resti di elefanti sparsi qui e là. Vicino alla pozza c’è uno stretching point, dove si può scendere dalla macchina perché c’è molta visibilità, quindi, decidiamo di fermarci a pranzare qui. Abbiamo impiegato 2 ore e 10 dal gate, senza fermarci. Tiriamo giù solo il tavolino per appoggiarci. Mangiamo solo due cose al volo senza preparare nulla. Pier fa il solito pisolino mentre io guardo la processione degli animali alla pozza. C’è un movimento pazzesco. Ci sono zebre, damalisco (tsessebe), struzzi, gnu, giraffe ed altri erbivori. Gli elefanti, uno dietro l’altro, arrivano tutti dalla stessa parte, bevono e poi se ne vanno nella direzione opposta. Bellissimo. Ci sono 34° ma noi siamo sotto una pianta quindi, con il vento, si sta benone. Ripartiamo e alle 15.30 siamo al camp dove staremo due notti. Andiamo agli uffici dell’SKL dove controllano la prenotazione e poi andiamo alla nostra piazzola, la tanto richiesta RSV1, soprannominata Paradise. È l’unica ad avere un accesso privato e un pochino più di privacy. A mio avviso è migliore quella di fianco, la CV4, dove eravamo nel 2019. Comunque, c’è poca differenza. Le migliori sono, oltre la Paradise, le CV4, CV3, CV2 e CV1 perché sono tutte sul canale (asciutto, ma c’è visibilità). Le altre nove sono in mezzo alla vegetazione. C’è solo una struttura per i bagni, a prova di elefante. È recintata da grosse mura. Ci organizziamo, facciamo la doccia e alle 17.00 usciamo. Questa soluzione (tornare al camp a metà pomeriggio per sistemare tutto, farci la doccia e poi uscire di nuovo) ci consente di rimanere un pochino di più in giro nelle ore migliori della giornata. Il tramonto non riusciamo mai a vederlo fuori dal camp. Andiamo subito alla pozza, appena oltre il ponte sul canale, sulla sinistra. Non c’è nessun animale e impieghiamo poco a capire perché. Se durante la stagione secca è l’unico punto per abbeverarsi, ora ci sono pozze d’acqua ovunque. Per dare l’idea di quanta acqua c’è, in una vediamo un ippopotamo completamente sommerso. Siamo super stupiti di questo avvistamento, questo non è posto da ippopotami ed il fiume Linyanti è a circa 30 km. Vuol dire che ha camminato per tutta questa distanza. Lo vediamo solo questa sera, probabilmente la notte seguente se ne è andato. Giriamo per un’oretta senza fare grandi avvistamenti, solo papere ed erbivori. Notiamo una camionetta dei game drive ferma, ci accostiamo e il driver (gentilissimo e ogni volta che lo vedremo nei prossimi due giorni, si fermerà sempre a parlare) ci dice che c’è un leopardo sotto al cespuglio, di fianco alla pozza. Addirittura, si sposta per consentirci la posizione migliore per vederlo. Sono contentissima di questo avvistamento, anche se non è merito nostro. L’ultimo leopardo lo avevamo visto al Kgalagadi nel 2019. Era un cucciolo. Questo invece è un bel maschione. Alle 18, in ritardo ma c’era una luce bellissima quindi non riuscivamo a staccarci dal posto, rientriamo al camp. Accendiamo subito il fuoco. Questa sera carne alla griglia con pomodori. Facciamo subito in modo di buttare sul fuoco la carta sporca di sangue. È pericoloso tenerla visto che ovviamente i predatori la fiutano da distante. Ci ritiriamo in tenda presto come al solito.

Pernottamento: Savuti – SKL Camp – piazzola Paradise – campeggio – solo pernottamento

prenotato con SKL – costo (85 euro)

(www.sklcamps.com – reservations@sklcamps.co.bw)

Coordinate: S18°34’00” E24°03’52” oppure S17°48’357 E 25°08’834 oppure S18°34’014 E24°03’905.

Ci sono 14 piazzole (consentiti per piazzola max 3 macchine e 8 persone) – braai – bagni (a prova di elefante) – immondizia – non recintato

 

7) 13 aprile 2023 giovedì: Savuti (km.86 sterrato)

 

Strada: abbiamo girato nel Savuti.

Market: vicino al Camp ma hanno pochissime cose, più che altro bibite, birra e vino

Dopo una notte con tanti versi di iene, alle 6.20 usciamo dal campo. Se di giorno ci sono 30/35°, di notte la temperatura scende parecchio. Teniamo sempre comunque la tenda aperta dalla parte dei piedi, quella dove c’è la testa la chiudiamo a metà notte. Questa mattina, quando partiamo, ci sono 17°. Iniziamo a battere la zona a nord del campeggio. Andiamo subito al cespuglio del leopardo ma ovviamente non c’è più. Cerchiamo quindi un posto perfetto per fare colazione e per vedere il sole sorgere. Lo troviamo proprio davanti ad una pozza così il sole si riflette nell’acqua. Andiamo poi a fare un giro fino al gruppo dei baobab. Al rientro nella zona vicino al camp, troviamo un gruppo di wild dogs. Questo sì che è un grande avvistamento, visto che ce ne sono pochissimi. Addirittura, in ogni gate nel quale siamo passati, abbiamo notato un cartellone con info su chi avvisare quando li si incontra, in modo tale da tenerli monitorati. Sono difficili da vedere anche perché sono costantemente in movimento quindi non si può contare sul passa parola, nel caso in cui qualcuno li vede prima di te. Noi ne avevamo visti solo 3, per la prima volta, nel South Luangwa nel 2018. Ora li vediamo per un paio di minuti sempre in movimento, e poi spariscono nel bush. Ci sono anche un altro paio di camionette dei game drive e loro rimangono lì. Pier, sgamatissimo, guarda la nostra app, Maps.me, e vede che c’è una strada parallela nella direzione presa dai licaoni. Segna il punto sul cellulare e partiamo spediti. Saremo gli unici a farlo quindi mi sa che i driver dei game drive non sono molto sgamati …… Solo un’altra macchina, vedendoci partire in fretta, ha inteso cosa volevamo fare, quindi ci hanno seguiti. Quando arriviamo sulla parallela, vicini al punto segnato sulla mappa, ci fermiamo. Ed eccoli arrivare alla nostra destra. Grande Pier!!!! Sono a caccia, si fermano e abbassano le orecchie acquattandosi sul terreno. Peccato che la loro ipotetica preda è un bufalo che si trova alla nostra sinistra. Impossibile per otto wild dogs riuscire a cacciarlo. Ci passano davanti e spariscono nella vegetazione. Wow. Che emozione!  Noi saremmo già a posto per la giornata … ma ovviamente proseguiamo il giro. Il driver dell’altra jeep ci fa il pollice con la mano, ha apprezzato la nostra idea della strada parallela. Andiamo nella zona dall’altra parte della strada e vediamo una camionetta dei game drive ferma una ventina di metri fuori dalla pista. È il nostro amico di ieri sera che ci chiama e ci dice che c’è un altro leopardo. Non fosse stato per lui, entrambi i leopardi non li avremmo visti. Questo, un bel giovane maschio, è a 4 metri da noi e continua a sbadigliare. Poi si alza e stirandosi, si sposta molto lentamente dentro ad un grosso cespuglio per proseguire il pisolino che evidentemente gli abbiamo rovinato. Nella foga di riuscire a trovare una posizione ottimale per vederlo, siamo passati di fianco ad un tronco al quale si è agganciato il paraurti posteriore. Già ieri lo avevamo leggermente allargato toccando una pianta per evitare il guado. Oggi gli abbiamo dato il colpo di grazia, ma non fosse successo ora, sarebbe successo a breve. Viaggiando con tanta vegetazione attaccata alla strada, il rischio c’è. Contenti comunque del nostro avvistamento, andiamo al camp a staccarlo del tutto. La macchina ha in dotazione cacciaviti e compagnia bella. Ci addebiteranno solo 100 euro per il danno. Proseguiamo fino alla pozza dove abbiamo pranzato ieri, nel Marabou Pan. Vediamo tanti elefanti, anche uno piccolissimo che un po’ viene allattato dalla mamma, ed un po’ prova a bere l’acqua della pozza. Non essendo ancora capace ad usare la proboscide, si inginocchia e beve con la bocca. Poi perde l’equilibrio e finisce nell’acqua. Arriviamo alla pozza e mangiamo. Il cheddar già ci ha stufati e gli affettati sottovuoto non sono il massimo quindi da domani decidiamo che ci cucineremo qualcosa sul fornelletto. Pier si fa il solito pisolino mentre io guardo gli animali. Fa molto caldo anche se c’è parecchio vento quindi ci indirizziamo al campeggio. Incrociamo due grossi bufali maschi e poi seguiamo per un lungo tratto delle impronte di leone che vanno poi nel bush. Occasione persa, erano fresche quindi non era passato da molto tempo. A noi piace guardare per terra e nel Savuti le tracce dei predatori sono molte. Arriviamo al camp alle 14.30 e ripartiamo, dopo la doccia, dopo un paio d’ore. Gironzoliamo senza meta nella solita zona a nord del campeggio e poi percorriamo una stradina stretta con tanta vegetazione intorno. C’è il solito ragazzo del game drive che ci fa un gran cenno con la mano e ci dice che ci sono due leoni maschi sotto un cespuglio e un leopardo nascosto qualche metro più in là. I signori sulla camionetta riescono a vederlo perché sono alti, noi vediamo solo i due leoni maschi che dormono e non aprono neppure un occhio. Visto che non danno segno di volersi svegliare a breve facciamo ancora un giro e poi torniamo lì dopo un’oretta. Non ci sono più, seguiamo le impronte e capiamo la direzione. Li troviamo dopo un centinaio di metri sdraiati in una zona aperta. Uno dei due dorme secco mentre l’altro ha la posizione della sfinge. Dopo qualche sbadiglio si butta giù su un fianco, si stira e dorme. Ormai sono le 18 quindi dobbiamo tornare al campo. Questa sera polenta concia con immancabile cheddar. Sentiamo i ruggiti dei leoni molto vicini quindi ci ritiriamo velocemente in tenda a leggere.

Pernottamento: Savuti – SKL Camp – piazzola Paradise – campeggio – solo pernottamento

prenotato con SKL – costo (85 euro)

(www.sklcamps.com – reservations@sklcamps.co.bw)

Coordinate: S18°34’00” E24°03’52” oppure S17°48’357 E 25°08’834 oppure S18°34’014 E24°03’905.

Ci sono 14 piazzole (consentiti per piazzola max 3 macchine e 8 persone) – braai – bagni (a prova di elefante) – immondizia – non recintato

 

8) 14 aprile 2023 venerdì: Savuti – Linyanti (km.100 sterrato)

Strada: Ci sono due strade:

– quella che arriva direttamente al Linyanti (km.43) a noi hanno detto che è brutta, non so se lo è sempre oppure solo in questo periodo post piogge

– quella che arriva al Ghoha Gate (km.29) (h.1,15) (S18°23’16” E23°14’44” oppure S18 23.260 E24 14.726 oppure S18°23’244 E24°14’741) (passare per la strada a sinistra direzione aeroporto e non quella destra che ha più sabbia). Da lì si va a sinistra e si arriva dopo km.34 (1 ora) al Linyanti

Se non si va al Linyanti ma si prosegue verso il Chobe riverfront, dal Ghoha Gate non andare dritti perché la sabbia è profonda. Consigliano di andare per 7 km in direzione Linyanti e poi girare a destra. Dopo qualche km ci si ricollega alla strada principale.

Notte molto rumorosa con ruggiti di leoni ed i uù-uù-uù delle iene. Alle 6.45 partiamo. Solito giro alle pozze a nord del campeggio. Colazione davanti ad una pozza. Vediamo 4 volpi orecchie di pipistrello (bat eared fox) e null’altro di importante. Andiamo poi ancora a fare un giro nella zona a sud del camp e troviamo due leoni maschi che dormono vicino alla strada. Quest’anno è l’anno del leone addormentato!! A malincuore dobbiamo partire. Il Savuti anche quest’anno non ci ha delusi. Mi è piaciuto molto vederlo con l’erba verde, le piante con le foglie e tante pozze con le papere. È molto più bello rispetto alla stagione secca. Alle 9.30 partiamo. In 1 ora siamo al Ghoha Gate. Ci segniamo sul libro delle uscite e poi imbocchiamo la strada che in 34 km (1 ora e 10 effettiva di viaggio) ci porta al gate del Linyanti. Viaggiamo a velocità ridotta perché c’è sabbia profonda ed è, come viene definita, bumpy road. Ci sono molti buchi che ci fanno saltare non poco al punto tale che, con un uno preso male, la copertura del frigo si stacca ed una lattina di coca esplode. Dobbiamo fermarci a pulire tutto. Lungo il percorso ci sono anche diverse pozze d’acqua e vediamo 2 facoceri, 1 camaleonte (era sulla strada quindi abbiamo fatto un’inchiodata per non ucciderlo) e 4 giovani antilopi roane (roan antelope). Sono tutte orecchie e hanno i cornini appena abbozzati. Arriviamo al gate, ci registriamo ed andiamo al camp che dista km.5. Nel tragitto vediamo solo un grosso elefante. Qui è già quasi tutto secco e fa molto più caldo rispetto al Savuti. Ci sono 37°. Tutte le piazzole sono sul fiume. I bagni sono molto basici, una struttura per tutti ma la location ci piace molto. Andiamo alla nostra piazzola e pranziamo con la polenta concia avanzata ieri sera. A metà pomeriggio facciamo un giretto solo di una mezz’ora perché l’area da vedere non è grossissima e la strada non è bella. Troviamo le ossa di un elefante e poi vediamo diversi avvoltoi quindi ci indirizziamo là. C’è un giovane elefante morto. Ha le zanne lunghe solo una spazza. È ancora tutto intero. Deve essere morto massimo da due giorni ma già puzza. Mi fa una tenerezza infinita. Chissà di cosa è morto. Evidentemente non è stato ucciso da predatori. Quando torniamo al campo ci fermiamo a fare la doccia e poi andiamo alla piazzola. Questa sera saremo solo noi ed un’altra coppia ma sono fermi dalla parte opposta rispetto a noi. Visto che siamo attaccati all’acqua e sentiamo molti versi di ippopotami, anticipiamo i tempi della cena. Questa sera chef Pier propone pastasciutta con una novità. Cheddar! Questa sera vedremo un bel tramonto proprio davanti a noi e ce lo godiamo tutto con il sottofondo molto assordante di, presuppongo, migliaia di ranocchi. Sembra il rumore degli scacciapensieri che si muovono con il vento. Oltre alle rane ci sono i versi degli ippopotami. Ci mettiamo davanti al fuoco quando viene buio. Non siamo tranquilli perché sentiamo questi ultimi che si muovono. Stanno uscendo dall’acqua. Quando con la torcia ne illuminiamo un paio, che mangiano l’erba, ad una decina di metri da noi, decidiamo di ritirarci.

Pernottamento: Linyanti – SKL Camp – piazzola CL01 – campeggio – solo pernottamento

prenotato con SKL – costo (85 euro)

(www.sklcamps.com – reservations@sklcamps.co.bw)

Coordinate: S18°17’678 E23°54’596 oppure S18°17’40” E23°54’35” oppure S18°16’228 E23°56’163

Ci sono 5 piazzole (consentiti per piazzola max 3 macchine e 8 persone) – braai – bagni – immondizia – non recintato

 

 

9) 15 aprile 2023 sabato: Linyanti – Kasane (km.203: 111 sterrato e 92 asfalto)

 

Strada: Ci sono due strade per raggiungere il Chobe Riverfront:

– la strada che costeggia il Linyanti (molto più lunga) e non battuta, al gate ci dicono di evitarla

– tornare da dove si è arrivati, fare i km.34 fino al Ghoha Gate (S18°23’16” E23°14’44” oppure S18 23.260 E24 14.726 oppure S18°23’244 E24°14’741) e poi km.41 (h.1,20) per raggiungere Kachikau (S18°09’286 E24°29’786 oppure S18°09’286 E24°29’786) dove inizia l’asfalto. Da lì dopo km.38 (h.1) si entra arriva a Ngoma Bridge (S17°55’717 E24°43’678 oppure S17°55’32” E24°43’15”). Dopo km.50 (40 minuti) si arriva a Kasane.

 

Benzina: a Muchenje e Kasane

 

Market: generi di prima necessità a Kachikau poi Kasane

– Spar: Plot 2208, Hunters Africa, Kasane (orari: 7.30-19.00 lu-ve / 8.00-18.00 sa / 8.00-17.00 do)

– per gli alcolici Tops!: vicino allo Spar (orari: 10.00-19.00 lu-ve / 10.00-18.00 sa / chiuso do)

– per la carne fresca e la verdura: Ron’s Fresh Produce (sabato chiude alle 13.00 – domenica chiuso)

 

Banca: Kasane

 

Ristoranti: (in ordine di recensioni trip advisor):

– Chobe Safari Lodge (prenotare con mail) (https://www.chobe-safari-lodge.net/)

– Pizza Plus Coffee & Curry (Plot 81 Hunters Africa Conplex) pizza e cibo indiano

– The Old House (Plot 718 President Avenue)

– The Coffee Buzz (721 President Avenue)

Nando’s Kasane (President Ave)

Questa notte abbiamo sempre sentito gli ippopotami che strappavano l’erba, le iene e da molto lontano gli elefanti che continuavano a barrire. Questa mattina facciamo con calma perchè vogliamo goderci un pochino di più il posto. Pier accende ancora un attimo il fuoco. C’è la nebbiolina che si alza man mano che il sole scalda le canne nell’acqua. Sentiamo le iene molto vicine. Facciamo colazione per una volta seduti al tavolino. Andiamo poi dove c’era l’elefantino morto. Pier entra nella piccola radura con un pochino troppa irruenza, anche perchè ci stavamo insabbiando, e vediamo un leone che scappa. Pensavamo di trovare le iene, non un leone! Guardiamo subito sul telefono se c’è una strada parallela ed essendoci, segnamo il punto in cui siamo. Partiamo spediti raggiungendo indicativamente il posto e lo vediamo che ci viene incontro. È assolutamente timoroso. Non ho mai visto un leone così spaventato. In questa zona non vengono molti turisti quindi gli animali sono un pochino più selvatici. È un giovane maschio. Ha la criniera appena abbozzata. Si ferma, ci guarda e poi attaversa la strada velocemente sparendo nel bush. Mi sono venuti i rimorsi di avergli rovinato il pasto. Se ci fossimo avvicinati più con calma, magari lui non si sarebbe spaventato e avremmo avuto la fortuna di vederlo mangiare. Non abbiamo mai visto un leone banchettare. Cacciare si, ma poi avevano portato le prede tra la vegetazione fitta. Loro mangiano solo prede fresche. Se un animale muore di cause naturali, e loro lo trovano nel giro di poco, lo mangiano. Se incomincia a puzzare, non toccano nulla. Ci penseranno gli spazzini: iene ed avvoltoi. Quindi il nostro povero leone, sentendo la puzza che emanava l’elefantino, doveva avere una grande fame e noi gli abbiamo rovinato l’ultima possibilità che aveva di mangiare. Andiamo poi al gate. Chiediamo al signore molto gentile, quale strada percorrere per raggiungere Nboma Bridge. Noi vorremmo costeggiare il fiume ma ci dice che la strada è brutta e c’è acqua. Gli diciamo dove abbiamo visto l’elefantino in modo tale che possono andare a togliergli le zanne, Erano piccole ma potrebbero far gola comunque a qualcuno. Partiamo alle 8.30 percorrendo a ritroso la strada di ieri. In 55 minuti, km.31, arriviamo alla strada che gira sinistra (siamo a km.7 dal Ghoah gate, come ho scritto sopra, seguire questa e non quella che va diretta dal gate al Chobe Riverfront). Anche questa stada ha sabbia profonda. In un’ora siamo all’asfalto a Kachikau. In questa zona ci sono molti baobab. Ci fermiamo in un mini market sulla strada ad acquistare del biltong. Dovesse servire ce n’è anche un altro in centro al paesino. Da qui in poi vediamo capanne con recinti per le mucche con il Chobe sullo sfondo. Questo fiume cambia quattro volte il nome nel suo tragitto verso il mare. Quando nasce negli altopiani dell’Angola e quando entra in Namibia ha il nome di Kwando, diventa Linyanti quando fa una brusca curva verso est nel parco del Mamili, si chiama Mashi nella zona di confine di confine tra Namibia e Botswana, dove c’è il Ngoma Bridge, e poi Chobe quando entra in Botswana. Mantiene questo nome siano alla confluenza con lo Zambesi. Unito a questo crea le cascate Vittoria per poi finire nell’Oceano Indiano in Mozambico. Ci fermiamo a Muchenje a fare gasolio. Questo dirtributore era in costruzione nel 2019 ed è un’ottima cosa che lo abbiano fatto visto che, chi esce dai parchi, ha urgenza di fare il pieno, visto che Kasane dista ancora km.50. Andiamo alla frontiera perché ricordavamo esserci un bel punto panoramico sul fiume con diversi baobab. Non riusciamo ad arrivarci perché si trova tra le due frontiere, non lo ricordavo. Quando eravamo passati di qui nel 2013 avevo fatto delle belle foto. Peccato. Andiamo allora in direzione Kasane. C’è un punto di controllo dove ci si deve registrare. Se poi si vuole entrare nel Riverfront bisogna girare subito a sinistra e registrarsi al Gate del parco. Se si va a Kasane, come noi, si prosegue dritto sulla strada asfaltata. Sono km.50 che percorriamo in 40 minuti. Bisogna viaggiare piano perché, nonostante sia una strada molto frequentata visto che porta dal confine con la Namibia al confine con Zambia e Zimbabwe, è nel parco e gli animali la attraversano. Noi vediamo passare giraffe, elefanti e impala. Ci fermiamo ancora alla fine di questa strada, ad un altro check-point a registraci sul libro delle uscite. Chissà sa qualcuno ha mai controllato questi libri. È una cosa assolutamente inutile. Alle 12.30 entriamo a Kasane. Andiamo come prima cosa al Chobe Safari Lodge, dove abbiamo cenato durante le nostre due precedenti visite, per prenotare la cena. Parlo con una signora e mi dice che non ci sono problemi. Mi accompagna dal responsabile che mi dice che sono al completo per la cena. Gli chiedo per domani sera e mi dice che non c’è disponibilità a tempo indeterminato. Questa è stata la classica presa per il fondoschiena. Non è possibile che siano al completo nell’hotel perché è bassa stagione e lo dimostra il fatto che domani, in tutto il giorno, incroceremo solo dieci macchine dei game drive. Sappiamo come sia il parco ad agosto, quando è tutto prenotato, ed ora non lo è. Semplicemente non vorrà avere a cena persone che non pernottano nell’hotel. Lo avesse detto avrebbe fatto più bella figura. Detto questo, di certo a Kasane ci torneremo perché il Chobe è uno dei parchi più belli che abbiamo visto, ma sicuramente, anche a gratis, lì a cena non ci andremo più. Andiamo a prenotare la cena da “Pizza Plus Coffee & Curry” e poi andiamo a pranzo da “The Coffee Buzz”. Posto carino con personale molto cortese. Prendiamo due panini con patatine fritte e due birre. Spendiamo Pula 240 (17 euro). Dopo 6 giorni, troviamo il wi-fi quindi chiamiamo i ragazzi a casa. Andiamo poi allo Spar per essere sicuri che domani siano aperti. Poi, siccome domani è domenica e noi, dovendo fare una grossa spesa per i 7 giorni seguenti, andiamo allo Spar per vedere se saranno aperti. Lo Spar sì ma il Tops! per birra e vino, no, quindi facciamo spesa ora. Andiamo poi in hotel. Questa notte avremmo dovuto dormire al Hihaa Campsite sul Riverfront, dove avevamo dormito nel 2019. Questo camp, in posizione bellissima sul fiume, è sempre stato a rischio scippi. Allora, eravamo in tre mezzi quindi non avevamo avuto timore. Quest’anno, un mese prima della partenza, avevamo letto, su un gruppo Facebook del Botswana, che un ragazzo era stato rapinato. Lo avevano minacciato con un macete. Dicono che siano namibiani che arrivano dal fiume con la barca. In questo periodo, con il fiume così pieno d’acqua, mi sembra un po’ strano possano attraversarlo con canoe in legno tra coccodrilli ed ippopotami. Probabilmente il Botswana non vuole accollarsi la colpa del problema. Ora, non sapendo se saremmo stati da soli, abbiamo preferito non rischiare e trovare un’altra soluzione. Nei giorni scorsi abbiamo contattato il lodge dove staremo domani sera. Il proprietario ci ha detto che sono al completo ma che ha un altro lodge dove ha disponibilità. Costa di più ma ci fa lo stesso prezzo. E quindi eccoci qui. L’hotel è nuovo, bello e pulito ma non in stile africano. Abbiamo un letto a tre piazze! Dopo 5 notti pigiati nella tenda, questo ci voleva! Pier si riposa mentre io carico qualche video su Instagram e poi, dopo un paio d’ore, usciamo e andiamo al Sedudu Gate, l’ingresso del Chobe Riverfront.

Informazioni sul Chobe Riverfront:

 

Orari: da aprile a settembre 6.00/18.30 – da ottobre a marzo 5.30/19.00

 

È così chiamata quella parte del parco che si trova a nord della statale asfaltata che parte da Ngoma Bridge, ad ovest, e arriva a Kasane, ad est. Ha un gate ad ovest, Ngoma Gate (S17° 55.718 E24° 43.676) ed uno ad est, Sedudu Gate (gps S17° 50.601 E25° 08.615). Dalla strada asfaltata al fiume sono circa 10 km mentre da Ngoma Bridge a Sedudu Gate, passando vicino al fiume, sono circa una cinquantina, tutti su sabbia più o meno profonda. Il 4×4 è indispensabile.

Prima cosa chiedo info per domani mattina. L’ultima volta in cui siamo stati qui era agosto quindi alle 6.00, dal gate principale, entrano solo le jeep dei game drive. Chi ha la sua macchina, si deve registrare ma poi entrare da un altro ingresso. Si deve imboccare la strada asfaltata che va a Ngoma Bridge e, dopo km.18, girare a destra. Se si guarda la mappa è il prosieguo dell’unica strada che arriva da sud, da Nogatsaa. Dalla strada asfaltata ci sono alcune strade che portano al fiume, ma sono tutte exit route quindi è vietato entrare da lì. Si può accedere solo da quella che ho indicato sopra. In questo periodo ci sono pochi turisti quindi potremo accedere dal Sedudu Gate. Secondo me, in mesi come luglio ed agosto, è un bene che facciano entrare dall’altro ingresso altrimenti ci si trova imbottigliati con decine di jeep dei game drive quindi si perde completamente il fascino del safari. Addirittura, consiglio di imboccare quella strada e, quando si raggiunge il fiume, di andare a sinistra in modo da evitare la parte est del riverfront nelle ore peggiori come 6-9 e 15-18. Durante le ore centrali della giornata invece è ok. Questa sera e domani sera rimarremo nel parco fino all’ultimo secondo, per goderci il tramonto. I tramonti sul Chobe sono sempre qualcosa di straordinario. Nonostante sia la terza volta che veniamo, riesce sempre a stupirci. Entriamo quindi alle 16.30. Le strade che passano sul fiume sono tutte a senso unico, le si imbocca da est per andare verso ovest. Noi scendiamo subito. Vederlo così verde è bellissimo. Di solito è secco con tutte le piante di mopane devastate dagli elefanti. Le isole sono sempre verdi quindi in qualsiasi stagione gli animali nuotano fino là per mangiare l’erba bella fresca. Nella stagione secca centinaia di elefanti arrivano al tramonto a bere. Ora ne vedremo pochi ma è sempre una meraviglia. Ci indirizziamo verso ovest lungo il fiume ma un tratto della pista è allagato. Il fiume è molto grosso, quindi torniamo indietro ed imbocchiamo la parallela. Cavoli, hanno allargato tutta la strada. Fino a quattro anni fa era molto stretta, passavano giusto due macchine. I lavori sono in corso. Proprio brutto quindi cerchiamo il prima possibile di scendere di nuovo sul fiume. Una massa gialla attira la nostra attenzione. Pier inchioda. È un cucciolo di leone sdraiato che dorme. Ha solo la testa e le zampe davanti fuori da un cespuglio. È circa a 10 metri da noi. Visto che non accenna a fare nessun movimento, andiamo avanti ancora un pezzettino ma poi torniamo subito indietro. Nel mentre si è messo a sfinge. Ci fermiamo una mezz’oretta. Ad un certo punto spunta la mamma. Si sdraia anche lei a sfinge. Poi arriva il fratellino. Wow. Si stanno svegliando, è l’ora giusta per iniziare a pensare alla cena. Ad un certo punto, di scatto, si alzano e vanno nella direzione opposta a noi. Escono uno per volta dai cespugli. Alla fine, ne contiamo sette, prima che scappano via. Quindi mamma e sei cuccioloni. Una guida di un game drive, che nel mentre si è avvicinata a noi, ci dice che il maschio è poco distante e deve aver fatto un verso per chiamarli. Dice che i piccoli hanno circa un anno. Noi il richiamo non lo abbiamo sentito. Ripartiamo super soddisfatti. Andiamo nell’ultimo posto utile per vedere il tramonto sul fiume. Il sole si riflette nell’acqua. Spettacolare. Il tempo è tiranno quindi appena il sole tocca la linea dell’orizzonte, partiamo diretti al gate. Ci girano parecchio le scatole perché il cielo si colora tutto di rosso ma non riusciamo a trovare un bel punto panoramico per vederlo. Andiamo in hotel a sistemarci e andiamo a cena da “Pizza Plus Coffee & Curry”. Il ristorante è indiano ma cucinano anche tante altre cose. Noi non conosciamo i piatti quindi, per non sbagliare, prendiamo zuppa di funghi e poi carne alla griglia. Mangeremo bene spendendo Pula 455 (32 euro). Questo è il ristorante meglio recensito di Kasane. Noi preferiremo quello di domani sera. Questa sera si fa tardi, andiamo a dormire alle 22.00!

Pernottamento: Chobe Riverfront – Kasane – Starlight hotel – solo pernottamento (c’è la possibilità di fare colazione)

prenotato via whatsapp – costo Pule 700 (50 euro) – pagato in loco.

 

 

10) 16 aprile 2023 domenica: Kasane – Kasane

(km.122: 82 sterrato e 40 asfalto)

 

Partiamo col buio. Andiamo al gate a registrarci e alle 6.15 entriamo nel parco. Viaggiando con la luce alle spalle il paesaggio rende molto di più. È sempre tutto molto bello. Vediamo parecchi animali. Di rilevante troviamo una grande mandria di bufali e si sa, bufalo chiama leone. Incominciamo a guardare tutt’intorno con attenzione e li troviamo. Vediamo due teste bionde che spuntano tra l’erba alta, ad un centinaio di metri, vicino al fiume. Sono ovviamente sottovento quindi i bufali pascolano tranquilli. Siamo rimasti ad osservare la scena per un’oretta. Lentamente loro si spostano nel bush e i leoni avanzano poco per volta. Spariscono tutti e ne rimane solo uno, un grosso maschio, a bere e poi lentamente segue gli altri. Quello poteva essere la preda perfetta, ma solo in due, era un po’ difficile riuscire ad abbatterlo. Il rischio è grande per i leoni, quando puntano al bufalo. La mandria torna sempre indietro in aiuto del loro simile e spesso i leoni restano feriti o uccisi. Quando anche lui se ne va, loro due si alzano e vengono verso di noi. Capiamo subito il motivo del non-attacco. Pensavamo fossero due leonesse ma appena li vediamo bene, notiamo una bozza di criniera. Sono due maschi adulti ma molto giovani. Nulla avrebbero potuto contro duecento diavoli neri. Spariscono anche loro nella vegetazione. Proseguiamo fino all’Hihaa Campsite dove avremmo dovuto dormire la notte scorsa. È tutto deserto. La piazzola dove avevamo dormito nel 2019 è lambita dall’acqua del fiume. Un vero peccato non essere venuti a dormire qui, ma pensare di passare la notte sveglia con l’assillo di qualcuno che ci minacciava con un macete, non ci ispirava affatto. Abbiamo fatto la scelta giusta. Ad oggi non ho più sentito di furti. Imbocchiamo una exit route, torniamo all’asfalto ed arriviamo a Kasane alle 12.00. Andiamo a fare la spesa per i prossimi sette giorni allo Spar e poi andiamo verso il confine con lo Zimbabwe, dove si trova il garage della Bushlore.  Dobbiamo farci dare un lucchetto nuovo per il portellone del gavone, visto che il nostro non funziona più.  In questi giorni abbiamo usato un fil di ferro che legava la legna, per chiudere il retro della jeep. Ieri, quando ci siamo fermati per fare la spesa, abbiamo parcheggiato di sedere attaccati ad un palo della luce, in modo tale che nessuno potesse aprirlo. Facciamo vedere loro anche il danno al paraurti. Ci dice che è poca cosa. Ritroveremo lo stesso ragazzo a Victoria Falls per la restituzione della macchina.

Già che siamo fuori paese andiamo a pranzo da Nando’s, specializzato in pollo. Spendiamo Pula 166 (11 euro). Facciamo gasolio al distributore di fianco e riempiamo il serbatoio dell’acqua nel gavone della jeep. I ragazzi sono gentilissimi e ci portano con pompa ed imbuto. Arriviamo al nostro hotel, prenotato su Booking, alle 14.30. Era una casa privata con cinque camere al piano superiore mentre al piano terra ci sono una grossa cucina (gli ospiti possono usarla), un portico con tavolo e sedie, dove mangiare, e la piscina. Questa è un’ottima soluzione per chi non vuole andare al ristorante. Organizziamo la macchina con la spesa fatta perché stasera, quando torneremo, sarà buio e domani mattina partiremo presto. Rientriamo nel parco alle 16.30. Rimaniamo a guardare un bel po’ un elefante completamente immerso nell’acqua, che mangia le foglie delle ninfee. Poi vedremo altri animali ma nessun predatore. In tutto il tratto fatto vedremo solo dieci elefanti bere. Veramente pochi rispetto a quelli che si vedono nella stagione secca. Andiamo al punto di ieri per il tramonto e nel mentre facciamo un aperitivo con patatine, biltong e birra. Alle 18.30 siamo fuori. Anche questa volta il Chobe ci è piaciuto un sacco. Andiamo in hotel a sistemarci e poi a cena da “The Old House”. Ottima la cena e bello il postoo. In realtà questo è un piccolo hotel (molto grazioso) con la possibilità di cenare anche per chi non pernotta qui. Non se la tirano come quelli del Chobe Safari Lodge! Prendiamo due filetti alla griglia con verdure ed una bottiglia di vino. Tutto ottimo (Pula 475 – 33 euro). Anche stasera andiamo a dormire tardi!! Alle 22!

Pernottamento: Chobe Riverfront – Kasane – Top Stay – solo pernottamento

prenotato su booking – costo P 685 (49 euro) – pagato in loco.

(https://www.booking.com/hotel/bw/top-stay-inn.it.html)

 

11) 17 aprile 2023 lunedì: Kasane – Hwange (Deteema Dam)

(km.208: 95 sterrato e 113 asfalto)

 

Strada: km.100 di asfalto (circa 2 ore) fino al gate di Pandamatenga (S18°31’34” E25°39’46”). Entriamo quindi in Zimbabwe e poi dopo km.42 (1 ora e 45) siamo al Nantwich Gate, l’ingresso nord del parco Hwange

 

Orari gate: 8-17

 

Benzinai: Pandamatenga

Frontiera: Pandamatenga

 

Costi di frontiera: Visto Zimbabwe: $ 30 (27 euro) x 2 = $ 60 (54 euro) da pagare in dollari (sia contanti che carta, se funziona!)

Permessi per portare l’auto in Zimbabwe: $ 60 + 50 = $ 110 – 99 euro

Partiamo alle 7.00. Lungo la strada vediamo delle giraffe e sette antilopi roane (roan antelope). Tra Botswana e Zimbabe non ci sono recinzioni quindi gli animali passano dal Chobe a Hwange. Costeggiamo una distesa immensa di girasoli e poi un’altra, di chilometri, di un altro vegetale, ma non capiamo cosa sia. Prima delle 9.00 siamo a Pandamatenga. Qui c’è il distributore. Facciamo colazione sotto una pianta e poi andiamo alla frontiera. A malincuore lasciamo il nostro adorato Botswana per una nuova avventura in un parco che non conosciamo. Saremo solo noi ed impieghiamo comunque 45 minuti. Consiglio vivamente di passare da qui, se il giro lo consente, evitando Kazungula. La frontiera del Botswana è veloce. Impieghiamo più tempo con lo Zimbabwe. Pazzesco, ci sono cinque persone che lavorano qui, ma ne baserebbe solo una. Il primo che ci accoglie alla macchina, ha voglia di chiacchierare quindi scambiamo volentieri due parole. Quando usciamo gli regaleremo diversi vestiti per i suoi bimbi. Ci accompagna agli uffici dove ci sono quattro banchi. Per farla breve, ci timbrano il passaporto, paghiamo $ 30 a testa per il visto e poi in tutto $ 110 per poter portare la macchina oltre frontiera. Usciamo piacevolmente stupiti dalla loro gentilezza. Se questo è lo standard dello Zimbabwe, direi: grande popolo! Percorriamo km.27 in 1 ora e 15. La strada è ad una sola corsia. L’erba è alta sia ai lati che nella striscia in mezzo alla pista e ha parecchi buchi. Non vediamo nessun animale. Arriviamo alla strada principale che collega Hwange con Victoria Falls. Noi giriamo a destra. Questo tratto fino al Nantwich Gate, il gate nord del parco Hwange, è tenuto meglio anche se c’è un grosso guado da passare (km.15 in 30 minuti). Al gate troviamo Juliette, una signora squisitissima. Rimaniamo a chiacchierare per una mezz’ora. Ci dice che la sua famiglia abita al Main Camp. Lei lavora un mese qui (dorme anche qui) ed un mese al Main Camp. Vuole i nostri numeri di telefono e per un po’ ci scriveremo su Whatsapp. Finalmente dopo anni che ci sogniamo questo parco, dal 2015, quando il leone Cecil è stato ucciso con una balestra dal dentista americano.

Info sul parco Hwange:

 

Orari in cui si può girare: 6-18

 

Benzinai: Main Camp

 

Ristorante: Main Camp, Robin’s Camp e Sinamatella

 

Strade: si po’ viaggiare solo sulle strade segnate. Fate attenzione che molte sono vietate perché portano a concessioni private. All’inizio della strada è comunque sempre segnalato. Quelle principali le abbiamo trovate abbastanza belle, quelle, non private ma fuori dai giri classici, al limite della percorribilità. Non so se le sistemeranno post piogge o se sono sempre così.

 

Pernottamenti: vedi sopra B-2

 

Pagare tasse per le persone: nella stessa fattura dei pernottamenti

 

Pagare tassa auto: Robin’s Camp e Main Camp

Paesaggio: nella parte nord di Shumba, mopane e vegetazione vicino alla strada. Zona Shumba, Ngweshla, Kennedy, classica savana

Il Parco Nazionale di Hwange confina con il Botswana e copre un’area di 14600 km2. Le immense dimensioni del parco consentono una varietà di paesaggi, fauna selvatica e cespugli selvaggi. Si sposta dal deserto del Kalahari all’estremità meridionale alle colline granitiche e alle foreste contenenti mopane e teak a nord.

– I visitatori di Hwange noteranno una caratteristica: l’importanza dell’acqua. Le vasche, o pozze d’acqua gestite, sono l’unico modo per sostenere la grande popolazione di fauna selvatica del parco. Il parco nazionale di Hwange ospita quasi 100 specie di mammiferi. Ciò include tutti e cinque i grandi animali e persino il rinoceronte in via di estinzione.

– È di facile accesso e ospita il maggior numero di animali. Sono più facilmente individuabili durante la stagione secca (agosto-ottobre), quando la fauna selvatica si riunisce intorno alle piccole pozze d’acqua.

– I campi del parco nazionale e la maggior parte della rete stradale all’interno del parco sono accessibili con un veicolo a 2 ruote motrici tranne nel pieno della stagione delle piogge.

– Il parco è accessibile attraverso tre ingressi; Main Camp, Sinamatella e Nantwich.

– I conducenti autonomi che attraversano il Botswana possono preferire Pandamatenga per l’ingresso al confine: si trova all’estremità occidentale del Parco nazionale di Hwange ed è uno dei posti di frontiera meno utilizzati. L’attraversamento di questo confine di solito richiede 20 minuti e non è affatto affollato. Certamente non consigliamo questo percorso durante la stagione delle piogge.

– Il Parco Nazionale di Hwange ha una delle più grandi popolazioni di elefanti del mondo. Si stima che il loro numero sia compreso tra 40.000 e 50.000. In combinazione con le popolazioni di elefanti del Botswana settentrionale, la regione ha la più grande popolazione contigua di elefanti al mondo ed è un fiore all’occhiello per la Kavango Zambezi Transfrontier Conservation Area (KAZA TFCA).

– Ci sono oltre 400 specie di uccelli registrate nel Parco. Troverai un mix di uccelli che provengono sia dall’arido e arido deserto del Kalahari che dai lussureggianti altopiani rocciosi dello Zimbabwe.

– Ci sono cinque distinte aree selvagge nel Parco Nazionale di Hwange: le aree selvagge di Sinamatella, Linkwasha, Dzivanini, Shakwanki e Tsamhole.

– Due terzi di Hwange che si trovano nella sezione meridionale sono definiti dalle sabbie del deserto del Kalahari che sostengono imponenti foreste di teak dello Zambesi e altri legni duri. Sparsi in questi preziosi boschi ci sono antichi fondali fossili di laghi e linee di drenaggio che sostengono vaste praterie della savana orlate di acacie e alberi di piombo.

– Painted Dog Visitor Centre: Il parco nazionale di Hwange ospita un gran numero di cani selvatici in via di estinzione, altrimenti noti come “cani dipinti”. Hwange gestisce un centro di riabilitazione di successo, il Painted Dog Visitor Centre, che si prende cura dei cuccioli di cane selvatico malati e feriti che vengono rilasciati in natura una volta guariti, e altre iniziative di conservazione volte a proteggere questa strana specie.

Il centro di cura è riuscito ad aumentare la popolazione di questa specie nel Parco da 400 a 700 individui da quando è stato istituito nel 1992. L’organizzazione lavora a stretto contatto con la comunità locale per educarla sul valore di questa specie e li coinvolge nella conservazione basata sulla comunità. I cuccioli di cane selvatico malati e feriti vengono curati presso il Painted Dog Visitor Center fino a quando non stanno abbastanza bene da essere rimessi in libertà e riuniti al loro branco.

– Storia del parco: All’inizio del XIX secolo, la vasta area selvaggia era il terreno di caccia reale del re guerriero Matabele, Mzilikazi. La regione è stata proclamata area di conservazione della fauna selvatica nel 1930 per proteggere la fauna e la flora naturali della zona. Tre riserve naturali sono state unite per creare il Wankie National Park. Questi includevano Wankie Game Reserve, Robins Game Sanctuary e Guzuma Pan Game Reserve.

C’erano finanziamenti limitati per il parco nazionale nei suoi anni di formazione e solo circa un terzo del parco era aperto al pubblico e il numero di turisti era generalmente piuttosto limitato. Il Wankie National Park è stato ribattezzato Hwange National Park in onore del capo locale quando lo Zimbabwe ha ottenuto l’indipendenza.

Durante il turbolento periodo di lotta politica ed economica dello Zimbabwe sotto il dominio tirannico del presidente Robert Mugabe, il Parco Nazionale di Hwange ha attraversato tempi difficili e i finanziamenti per la conservazione e le operazioni si sono praticamente prosciugati con il crollo del numero di turisti. La caccia e il bracconaggio erano all’ordine del giorno e solo i proprietari di lodge e concessioni più resilienti continuarono a operare.

Negli ultimi anni, c’è stata un’inversione di tendenza nel destino del Parco nazionale di Hwange. Ha attirato l’attenzione dei viaggiatori di safari del mondo come una destinazione safari Big 5 altamente conveniente e meravigliosamente diversificata nell’Africa meridionale, e il numero di turisti è aumentato costantemente.

Dopo 10 km arriviamo al Robin’s Camp (https://www.robinscamp.com/). Sono le 12. Questo campo è privato ma ha prezzi normali sia nelle camere che in campeggio. Non ho info su come possa essere il campo e se il ristorante ed il market fossero aperti, perchè andiamo direttamente al campeggio. Vediamo un signore che ci fa segno di entrare in un ufficio. Ci dice che dobbiamo pagare le fees per la macchina. Paghiamo $ 15 (3 x 5 notti). Andiamo quindi a sistemarci per pranzo. Il campeggio è recintato. I bagni sono puliti. Le piazzole sono ben tenute con braai, tavolo e panche, punto luce, rubinetto dell’acqua ed immondizia. Cuciniamo un risotto. Ci sono 28°, meno caldo che il Botswana, ma sempre un pò fastidioso. Alle 14.30 ripartiamo. In tutto il pomeriggio incoroceremo solo una macchina. Vogliamo fare un loop fino all’hide Crocodile Pools ma una volta arrivati (ci solo alcuni ippopotami e coccodrilli) decidiamo di tornare dalla stessa strada percorsa perchè è molto brutta e non ci fidiamo a proseguire. Un piccolo puff adder (vipera soffiante), ci attraversa la strada. È un maschio. Lo si capisce dal fatto che ha la parte finale della coda più allungata rispetto alle femmine. Rimane a bordo strada, quasi mimetizzato, per qualche minuto, poi velocemente si sposta. Loro, e le vipere del Gaboon, mi piacciono un sacco. Sono fortissimi. Non si muovono come gli altri serpenti perchè sono troppo cicci, loro vanno dritti, usano le squame della pelle per spostarsi. Alle 16.00 arriviamo al nostro pernottamento sulla Deteema Dam. La recinzione è solo su tre lati ed è tutta rotta. C’è una casetta in muratura per il wc e la doccia e di fianco in una struttura in legno. C’è un vecchio bombolone dell’acqua buttato in un angolo. Ci sono delle trutture in paglia per il sole. D’impatto non ci piace molto ma bisogna guardare la location. Possiamo dormire a pochi metri dall’acqua dove ci sono diversi ippopotami e coccodrilli e l’hide è proprio a filo della grande pozza. Appena arriviamo si avvicina subito il gestore del campo. Ci chiede se abbiamo bisogno del fuoco ma noi abbaimo la nostra legna quindi siamo a posto. Siccome non siamo riusciti a trovare info su internet, non abbiamo capito come funzionano i campi nel parco. Questo signore ci spiega che negli exclusive camp si è da soli, sono ad uso esclusivo di chi prenota. Se poi si è con amici, allora si può stare insieme. Controlla la prenotazione e poi ci saluta e torna nella sua casetta che è distante un centinaio di metri. Andiamo a fare un giro veloce nella zona. La diga crea un lago molto bello. Alle 17 siamo indietro. Ci parcheggiamo come sempre con il lato sinistro della macchina, dove c’è la scaletta della tenda e dove ceneremo, verso il tramonto mentre il lato destro, dove in tenda avremo la testa, verso l’alba. Facendo così, se al mattino tardiamo un attimo a scendere, possiamo vederla con calma da sopra. In questo posto, fortuna vuole, l’alba sarà verso la pozza quindi ci parcheggiamo perpendicolari all’acqua. Facciamo la doccia nella struttura in legno ma usando la nostra doccia da campo perchè non funziona la pompa. La nostra cena sarà con una sorta di tapulone, verdure con carne trita. Al tramonto arrivano a bere una decina di elefanti, degli impala e alcune giraffe. Gli ippopotami escono dall’acqua per mangiare. Le rane gracidano tantissimo. Il fatto di essere qui completamente isolati da tutto, con il cielo tutto rosso ed i versi degli animali, è assolutamente impagabile. Vedremo il primo di 5 tramonti molto belli. Sentiamo i leoni molto vicini quindi alle 19.30 saliamo in tenda.

Pernottamento: Hwange – Deteema Dam Camp – campeggio – solo pernottamento – costo $ 200 (185 euro)

(www.zimparks.org.zw – emuchaamba@zimparks.org.zw)

 

 

12) 18 aprile 2023 martedì: Hwange – Shumba (km. 153 sterrato)

Questa notte siamo stati svegliati più volte dai leoni che ruggiscono ad una ventina di metri da noi e dalle iene in lontananza. Vediamo l’alba dalla tenda. Vediamo sorgere il sole che si riflette nell’acqua dove ci sono diversi ippopotami. Vorremmo rimanere qui per sempre. Ci riteniamo dei privilegiati, poter assistere all’inizio di una nuova giornata, vedendo una meraviglia simile ed ascoltando i leoni. Chiudiamo la tenda buttando sempre un occhio oltre la recinsione perché sono vicinissimi. Alle 6.30 partiamo sperando di vederli, ma nulla. Saranno nella vegetazione tra il campo e l’acqua. Ci sono 10°. Facciamo un giro di km.40 in 3 ore su una strada segnata sulla mappa ma fuori da quella principale fino alla Chingahobi Dam. Mai fatta una strada così brutta in vita nostra. È un buco unico, in alcuni tratti dobbiamo fermarci a spostare dei rami che sono caduti dalle piante. C’è l’erba altissima sia di fianco ai binari delle gomme, sia all’interno. In alcuni tratti andiamo a naso perché la strada non si vede. Se non avessimo avuto la mappa di Maps.me, non avremmo potuto procedere. Non troveremo nessun animale se non babbuini. Io non so se queste strade verranno sistemate. Da come sono messe, direi che sono anni che non passa più nessuno. Ovviamente non incrociamo neppure una macchina. Quando imbocchiamo la strada che avremmo dovuto fare ieri, se avessimo finito il loop dopo l’Hide Crocodile Pools, migliora un pochino. Torniamo al campo a fare colazione. Vediamo uno scarabeo stercoraro (bung beetle) che cammina spedito ma senza trasportare la classica pallina di sterco. Sono degli scarabei che svolgono una funzione importantissima. Loro passano le giornate a fare delle palline con la cacca, soprattutto di elefante, grosse più di una da golf e poi le sotterrano. Facendo così i semi che si trovano al loro interno (gli animali non li digeriscono quindi escono intatti) vengono posizionati nel terreno e hanno molte possibilità che germoglino. Si dovrebbe evitare di schiacciare la cacca quando la si trova sulla strada perché loro potrebbero essere lì al lavoro. Andiamo poi alla Mandavu Dam. La strada è bella. Ci fermiamo in un punto vicino all’acqua. Molto bello questo posto. C’è tantissima acqua e molti ippopotami sono a mollo tranquilli. Diversi coccodrilli sono sulle rive. Nel centro del lago ci sono parecchie piante morte. Qui la pesca è consentita quindi ci sono alcuni signori che pescano. Parliamo con uno molto cordiale. Abita nella cittadina di Hwange e viene qui in giornata ogni tanto. In questo periodo è difficile pescare perché c’è troppa acqua. Ci dice che durante la stagione secca arrivano qui a bere, tutti i giorni, centinaia di bufali ed elefanti. Ci spostiamo poi al camp dove si può dormire. È gestito come i 5 exclusive camp (costa $ 90 e non 200) quindi è recintato, ha il guardiano che vive lì, ci sono bagni, tavoli ed un hide con una vista magnifica sul lago. Ci sono molte procavie del cavo (dassie). Sembrano delle marmotte. Ci sono anche diversi piccoli. Sono carinissimi. Andiamo poi ancora oltre. C’è una penisola che entra nel lago dove ci sono molti pescatori. Possono pescare solo in questo punto ed in quello in cui ci siamo fermati prima. C’è un cartello con scritto che possono prendere tre pesci a testa. Proseguiamo ancora un tratto dove ci sono grossi coccodrilli, molti waterbuck e degli elefanti, un piccolino ci barrisce. Che amore! Bella questa zona. Incrociamo solo una jeep di turisti come noi. Arriviamo per pranzo alle 12 al Sinamatella Camp (www.zimparks.org.zw – amaguta@zimparks.org.zw – emuchaamba@zimparks.org.zw). Questo campo è statale. Ha prezzi normali sia nelle camere che in campeggio. Non ho info su come possa essere il campo e se il ristorante ed il market fossero aperti, perchè andiamo direttamente al campeggio. Non è recintato, ci sono punti braai e rubinetti con l’acqua, i bagni sono vecchi e quindi, per quanto si possa cercare di tenerli puliti, sono bruttissimi. C’è una tettoia con tavoloni e panche in cemento. Il panorama in compenso è bellissimo. Ci sono tanti lucertoloni (monitor lizard), scoiattoli e procavie del capo (dassie). Oggi facciamo la pasta e la condiamo con il tapulone avanzato ieri sera. Pier si fa un pisolino, io fotografo i roditori. Alle 13.45 ripartiamo. Vorremmo fare il loop a sud di Sinamatella, Kashawe Loop e poi il Lukosi River Loop per poi collegarci alla principale che va a sud. Ne facciamo un tratto ma poi dobbiamo tornare indietro perchè la strada è impraticabile. C’è un passaggio in un fiume vuoto ma è da pazzi scendere nel letto sabbioso, è ripidissimo. Rientrando vediamo una tromba d’aria pazzesca. Sulla strada principale guido io. Vediamo delle strade sulla destra ma c’è scritto no entry. Capiremo poi che è uno standard nel parco. Sono strade che portano alle concessioni private dove ci sono lodge extra lusso. Il problema è che ovviamente sono nei punti più belli del parco. Questo fa girare le scatole perchè noi possiamo viaggiare solo sulla strada principale, visto che quelle sul lato sinistro della strada, sono rovinate. Sarà così anche nella zona di Shumba e Ngweshla. A Ngweshla soprattutto ci verrà il nervoso quando vedremo un grosso numero di avvoltoi che gira in cerchio. Ciò vuol dire che c’è un animale morto sotto e magari anche leoni che mangiano, altrimenti solo sarebbero già per terra sul cadavere. Cercheremo di raggiungere la zona e nulla, concessione privata. Però loro possono venire nella nostra concessione statale del parco. Dovrebbero vietare il pezzo a ridosso del lodge, per privacy, ma non tutta l’area. Se si guarda la mappa, si vede quanti km. di strade ci sono a sud della strada che, per intenderci va da Masuma Dam a Ngweshla, ma sono tutte private! Arriviamo poi a Masuma Dam dove dormiremo domani sera. Il campo non è bello ma la pozza piena di ippopotami e coccodrilli, è bellissima. C’è un hide in posizione panoramica. Dalla parte opposta ci sono le ossa di un bufalo maschio. Qualcuno ha banchettato. Proseguiamo poi per Shumba, dove dormiremo. Questa zona è la classica savana. Molto bello. Il campo è passabile. E’ recintato con del fil di ferro, in alcuni punti non c’è. Ci sono due stutture in cemento dove si può fare pic-nic riparandosi dal sole. Ci sono i bagni, una cucina e la doccia (l’acqua viene riscaldata con il fuoco). C’è una bella pozza distante 200 metri, con un hide rialzato ma ci si può andare solo con la macchina. Appena arriviamo al campo il gestore arriva subito. Lui abita a 50 metri in una struttura in lamiera, sotto un baobab. Ci controlla la prenotazione e poi ci chiede se vogliamo il fuoco. Saremmo autonomi ma accettiamo, almeno gli diamo qualche soldo. Tutti i gestori che abbiamo trovato, a parte essere gentilissimi, accettano qualsiasi cosa da mangiare e da bere. Non hanno neppure il frigo. Non so cosa possano mangiare. Stanno nel campo un mese e poi un collega viene a dargli il cambio. Il mese seguente lo faranno al Main Camp. Non abbiamo osato chiedere quanto guadagna ma direi pochissimo, vivendo pure in condizioni border line. Gli diamo due birre e dell’affettato sotto vuoto. Va subito ad accendere il fuoco che scalda l’acqua per la doccia e poi accende quello davanti alla nostra macchina. Per cena faremo bistecche alla griglia con insalata di pomodori e peperoni. Rimaniamo un pò davanti al fuoco e poi alle 20.00 ci ritiriamo.

Pernottamento: Hwange – Shumba Camp – campeggio – solo pernottamento – costo $ 200 (185 euro)

(www.zimparks.org.zw – amaguta@zimparks.org.zw – emuchaamba@zimparks.org.zw)

 

 

13) 19 aprile 2023 mercoledì: Hwange – Masuma Dam (km. 127 sterrato)

 

Vediamo l’alba dalla tenda, andiamo all’hide a fare colazione, ci sono 12°, e poi alle 7.00 partiamo. Il ragazzo del campo ci suggerisce di fare la strada che parte di fianco alla sua capanna. Si chiama Inyantue Drive, non è segnata sulle mappe generali. C’è un cartello con scritto che si entra a proprio rischio e pericolo. In una cassetta c’è la mappa dell’area. Chiediamo come mai questa cosa e lui ci dice che è una zona dove ci sono i rinoceronti neri ed è pattugliata da guardie dell’anti poching (antibracconaggio). Intendiamo che possa essere pericolosa se si vede qualcosa che non si dovrebbe vedere, qualche bracconiere all’opera. Noi gli indichiamo la strada che vorremmo fare fino alla Tshompani Dam poi Matoa e tornando verso sud Garakamwe, Mabuya e Membesi per poi raggiungere di nuovo la strada principale e poi tornare qui a pranzo. Lui ci dice che è ok. Passiamo il cancello e partiamo. Troveremo qualche elefante, degli erbivori, impronte di leopardo ed una strada abbastanza brutta. Dobbiamo superare un punto, dove l’acqua ha creato una voragine, e riusciamo a farlo a fatica. Raggiungiamo la diga in un’ora (km.19). Parcheggiamo sull’argine. C’è molta acqua. Alcuni erbivori bevono e ci sono tantissimi uccelli. Ad un certo punto vediamo una sagoma in controluce, strizziamo gli occhi perché non ci sembra possibile ma è realmente quello che ci sembrava: un signore che cammina con due taniche in mano. Ci saluta, va alla pozza a prendere l’acqua, presuppongo da bere, e poi ci viene a salutare. Gli chiediamo cosa fa lì e se non è pericoloso per i predatori. Ci dice che in questo momento dormono, e che lui vive in un accampamento poco distante. È dell’anti poching. Dice che seguono i rinoceronti a piedi ma è difficilissimo vederli per la vegetazione fitta. Chiediamo anche a lui la percorribilità della strada che vogliamo fare. Ci dice che è molto brutta e che ci conviene tornare indietro. Non so se lo ha detto perché è effettivamente così o se non vogliono turisti tra i piedi in questa zona, almeno lavorano più tranquilli. Tornando indietro vediamo due elefanti ad una pozza. Uno sta dormento in piedi con la proboscide appoggiata ad un tronco. Arriviamo al camp di Shumba alle 9.30. Vogliamo visitare la zona dello Shumba Pan ma, quando cerchiamo di imboccare la strada, c’è scritto “no entry”. Ci viene il nervoso perché oggi dobbiamo visitare questa zona e non abbiamo alternative se non la strada principale. Pier guarda su Maps.me dove si trova il lodge, il Hwange Camp. C’è il modo di vedere la zona passando lontano dalla struttura, che secondo noi è anche chiusa perché non abbiamo visto nessuna macchina dei game drive in tre giorni in cui siamo passati di qui. Ne vedremo qualcuna solo nella zona di Ngweshla, dove c’è la parte più bella del parco. Decidiamo quindi di rischiare e di farci un giro. Il posto è molto bello e ci sono diversi animali. Vediamo tre grossi ippopotami in una pozza, poi elefanti che bevono, facoceri, struzzi, impala, kudu e diversi resti di elefante. Passiamo distanti dal lodge e poi troviamo un’altra bella pozza, prima di uscire sulla strada principale, dove si sono alcuni ippopotami e vediamo una tartaruga d’acqua su un ramo. Ci è spiaciuto non rispettare il divieto ma obiettivamente che fastidio abbiamo dato? Andiamo al Camp di Shumba per pranzo alle 12.00. Oggi uova all’occhio di bue e piselli. Alle 13.00 il ragazzo ci dice che dobbiamo andare via perché deve pulire per i clienti che arrivano a dormire. Rastrella tutta la sabbia per togliere le impronte e le tracce di pneumatici. Ci fa sorridere la cosa ma in effetti si ha una sensazione più di ordine. Lui vuole lasciare il campo tutto pulito ed ordinato sempre, ci dice. Rispetto per i clienti. Comunque, i gestori non sanno mai se la sera gli arriva qualcuno a dormire. Non hanno il telefono quindi nessuno glielo comunica. Fatto sta che domani mattina, quando ripasseremo di qui, non ci sarà nessuno. Andiamo verso nord facendo sosta alla Masuma Dam, dove dormiremo. Stiamo un attimo all’hide e poi ripartiamo per raggiungere ancora la Mandavu Dam. Dall’hide vediamo dei grossi coccodrilli nuotare tranquillamente. Parliamo con dei signori bianchi che abitano nella città di Hwange. Ci dicono che ieri pomeriggio hanno visto i ghepardi sotto Sinamatella, nel tratto che abbiamo fatto anche noi. Che jella. In questo parco i predatori si stanno facendo sospirare, vediamo solo impronte. Tornando indietro vediamo un grosso gruppo di elefanti. Arriviamo al Masuma Dam Camp alle 16.30. Vorremmo percorrere la strada che porta alle spalle della pozza ma è concessione del Kapula Camp. Che due palle! Quindi ci fermiamo qui. Il gestore ci dice che possiamo metterci dove vogliamo quindi ci parcheggiamo vicino all’hide. Non passerà nessuno. Saremo da soli. Ci sistemiamo, la doccia è sempre riscaldata con il fuoco, e poi facciamo l’aperitivo con calma, al tramonto, con vista pozza. Qui è recintato bene quindi possiamo fare un pochino più tardi. Qualche elefante viene a bere. Guardiamo divertiti gli ippopotami. Sono 11. Fanno un casino pazzesco sia in versi che schizzi d’acqua. Giocano, si spingono, si mordicchiano e sbadigliano. Oggi erano dalla parte opposta della pozza, stasera sono sotto l’hide quindi li vediamo benissimo. Il sole cala e noi procediamo con la cena. Pasta con il sugo fresco poi andiamo ancora all’hide. La pozza non è illuminata e non c’è la luna quindi visibilità zero. Ottimo per le stelle. Tutte le sere prima di andare in tenda, buttiamo sempre un occhio alla Croce del Sud. Usiamo quindi la nostra torcia e ci troviamo, appena sotto di noi, un grosso elefante che beve. Gli ippopotami sono fuori che mangiano. Poi ci ritiriamo. Questo è proprio un bel posto, non tanto il campo, ma l’hide è davvero notevole e poi avere il privilegio di dormire qui da soli, non ha prezzo. 200 $ spesi bene!

Pernottamento: Hwange – Masuma Dam Camp – campeggio – solo pernottamento – costo $ 200 (185 euro)

(www.zimparks.org.zw – amaguta@zimparks.org.zw – emuchaamba@zimparks.org.zw)

 

14) 20 aprile 2023 giovedì: Hwange – Ngweshla (km. 198 sterrato)

 

Notte super “disturbata” diverse volte da elefanti che barriscono e iene. Verso mattina abbiamo sentito due volte il leone. Gli ippopotami hanno fatto versi tutta la notte. Sono riuscita a registrarli con il telefono. La sera a Deteema invece ero riuscita a registrare i leoni, da quanto erano vicini. Quando incomincia ad albeggiare apriamo la tenda dal lato della testa, così vediamo la pozza. Partiamo alle 6.30 direzione Ngweshla. Guardiamo sulla mappa la zona appena sotto Shumba, che si chiama Nehimba, ha parecchie pozze. Arriviamo lì ed ovviamente c’è scritto “no entry” e basta. Non se ne può più. Imbocchiamo una stradina, non la principale e facciamo un piccolo tratto. Vediamo sulla mappa una pozza e andiamo lì. Pazzesco, troviamo a bordo pozza un grosso elefante, morto da poco, aperto solo nella zona pancia, con un centinaio di avvoltoi. Rimaniamo proprio solo 30 secondi perché è una zona aperta, e andiamo via. Io non capisco veramente perché questo non può esser visto da tutti. Il lodge, Nehimba Lodge, è ad almeno 5 km. Ritorniamo sulla strada principale. C’è un tratto di asfalto tutto buchi. Facciamo una puntatina dove c’è l’aeroporto. La pista è prato. Non c’è nulla tranne la striscia di terreno con erba tagliata. Vediamo impronte di leopardo e qualche sciacallo. Puntiamo poi alla piattaforma Guvalala. Quando vediamo questo posto ci guardiamo ed entrambe diciamo: qui dobbiamo venire a dormire. C’è una famiglia con quattro bimbi campeggiati. Loro sono sulla piattaforma rialzata da terra. Sotto c’è un microbagno, non so se anche la doccia. Ovviamente bisogna essere autonomi su tutto. Non è recintato e si affaccia sulla pozza. Non c’è nulla, ma questo è il bello. Costa $ 90. Non saliamo sulla piattaforma ma loro ci fanno un grande saluto con le mani. Ci sono tante zebre (finalmente ne vediamo, incominciavo a pensare che non ce ne fossero a Hwange!), gnu (idem come sopra) e giraffe (anche per loro vedi sopra). Passiamo poi nel Nyamandhlovu Pan, molto bello, dove ci sono diverse zebre con gnu e nel Dom Pan. La pozza è sulla strada, ci sono ippopotami e coccodrilli. Arriviamo al Main Camp alle 11.45. Rimarremo un’oretta. La signora all’ingresso del campo ci chiede di vedere il foglio delle prenotazioni. Andiamo poi a fare gasolio ($ 1,65 al litro) e decidiamo di andare a mangiare un boccone al ristorante. Non hanno quasi nulla quindi prendiamo un toast, un hamburger e due birre ($ 13). In Zimbabwe è sempre meglio avere dollari, prendono tutte le valute, visto che la loro non ha più valore, ma dollari e Rand sudafricani sono i meglio accettati. Andiamo al market ma è molto sfornito quindi non prendiamo nulla. Che differenza tra lo Zimbabwe ed il Botswana. Qui sono indietro anni luce. D’altronde la corruzione, nel corso degli anni, ha fatto un disastro. Basta vedere questo parco. Ne hanno venduto più di metà ai privati e la parte statale ha strutture vecchissime. Non si rendono conto del valore estimabile che hanno in mano. Avrebbero dovuto costruire loro lodge di lusso, questo crea un introito pauroso, e salvaguardare gli animali. Andiamo un attimo al campeggio e poi ci avviciniamo all’uscita. La signora di prima ci chiede di nuovo il foglio delle prenotazioni. Faccio presente che siamo solo noi con la nostra macchina, quindi, non può non averci riconosciuti. Quando ce lo restituisce ci chiede dove andiamo a dormire. L’ha guardato, non esagero, 3 minuti. Ci siamo fatti l’idea che non fosse capace a leggere, ha fatto la scena perché le hanno detto di controllare chi entra e chi esce. Partiamo diretti a sud. Questa notte è prenotata al Kennedy. Vogliamo però passare da Ngweshla quindi non andiamo direttamente là, percorrendo la strada di sinistra, ma passiamo per le pozze Manga. Vediamo il Jambili Camp. Dovrebbe essere un posto in cui si può dormire, come gli altri exclusive camp, ma è assolutamente in disuso. Arriviamo poi in una bella zona aperta dove si trovano le pozze Manga. La prima ha l’acqua. Vediamo diversi kudu e due antilopi roane (roan antelope), la numero due è senz’acqua mentre le tre, oltre all’acqua, è piena di elefanti. Bellissimo, bevono e si bagnano con la proboscide e poi si spostano e si impannano in un punto con la sabbia. Hanno diversi piccoli. Poi si allontanano della distesa di erba gialla. Via loro arriva un nuovo gruppo, anche loro stesso modus operandi. In lontananza ne arriva poi un altro molto numeroso ma si fermano diverse volte a mangiare quindi procediamo verso sud senza aspettare che arrivino vicino a noi. Molto bello questo posto. Il parco sta prendendo parecchi punti. Questa parte è decisamente più bella di quella a nord. Passiamo di fianco ad un’area bellissima con grandi piante, lì si trova il Somalisa Camp. Si vedono alcune camere tendate ed ovviamente non si può passare nella radura piena di elefanti e giraffe. Arriviamo finalmente alla tanto sognata Ngweshla alle 15.30. Questa è la zona in cui viveva il tristemente famoso leone Cecil.

Info sul leone Cecil: Per chi non sapesse la storia, Cecil era un leone di 13 anni. Ha reso famoso il parco Hwange. Era molto apprezzato dai turisti perché si lasciava avvicinare ed era molto bello, con la criniera nera. Era studiato dall’Università di Oxford quindi era radiocollarato. Il 02 luglio 2015 un dentista americano, Water Palmer, con l’aiuto di persone corrotte, lo hao attirato fuori dal confine del parco (qui non si può cacciare) e l’ha colpito con una balestra. La sua agonia è durata, si dice, 40 ore, per poi essere finito con un colpo di fucile. Il problema non è stata solo la sua morte, le femmine del suo pride avevano i cuccioli, quindi, c’era il rischio che altri leoni maschi li uccidessero per fare andarle andare prima in calore. A quanto pare invece, il fratello di Cecil, Jerico, ha fatto un ottimo lavoro proteggendoli, quindi, hanno avuto il privilegio di diventare grandi. Il dentista risulta che ha dovuto chiudere il suo studio per ovvi motivi. Non è stato perseguito legalmente perché aveva il permesso di caccia e non era in un parco. Assurdo. Io sono stata molto toccata da questa storia. Quando lo abbiamo saputo eravamo in Sud Africa. Da allora ho sempre sognato di venire qui per avere la possibilità di vedere un suo erede.   

La piana di Ngwshla è bellissima. Ci sono tante pozze d’acqua ed è pieno di animali. Vedremo diversi elefanti, una qundicina di eland, zebre, giraffe, impala, gnu, babbuini, cercopitechi, cobo dell’ellisse (waterbuck) e coccodrilli. Vicino alla pozza più grande c’è uno degli exclusive camp, il Ngweshla Camp. Entiamo. E’ recintato, ci sono delle strutture in cemento per ripararsi dal sole se ci si ferma a pranzo, i bagni con le docce calde (riscaldate con il fuoco) e la cucina. Arriva subito il gestore. E’ un ragazzo giovane graziosissimo. Non ricordo come si chiama. Gli diciamo che verremo a dormire qui domani sera mentre ora dobbiamo andare al Kennedy. Lui ci dice che stasera non ci sono altri clienti (qui c’è segnale quindi lo hanno avvisato con il telefono) quindi, se vogliamo stare qui, non ci sono problemi (costa come il Kennedy quindi non dobbiamo pagare nulla). Senza neppure consultarci rispondiamo all’unisono: ok. Non potrei essere più felice!!!!!! Gli chiedo subito del figlio di Cecil, Bubetzi, ma mi dice che è morto. Dice che tutto il pride vive nella concessione del Wilderness Lodge (ci indica la direzione, inizia qui vicino e si trova a sud di quest’area) ma spesso e volentiri vengono fino qui a caccia. Dice che se li sentiamo di notte, bisogna battere bene la zona al mattino presto. Gli chiedo poi del corpo di Cecil. La mia speranza è che sia sotterrato qui, tutto intero. Spero che il dentista non sia riuscito a portare a casa la testa come trofeo. Lui mi dice che è al museo del Main Camp, intero. Ok domani andremo là. Usciamo poi per un paio d’ore. Il sole si sta abbassando quindi la luce è magnifica e tutto è color oro. Vediamo tanti animali. Ci fermiamo a fare l’aperitivo ad una pozza dove ci sono due ippopotami a mollo e 10 elefanti che bevono. Gli hippos continuano a sbadigliare. Abbiamo la luce alle nostre spalle quindi faro delle foto bellissime. Questo è un posto “wow”, come dico dico io, quanto un posto è bellissimo. Alle 17.30 andiamo al camp. Il ragazzo ci ha già acceso il fuoco quindi l’acqua della doccia è calda. Ci prepara anche il fuoco. Per cena faremo polenta concia ed un piatto lo daremo anche a lui. Il tramonto è bellissimo. A nanna alle 20.00. Non vedo l’ora che sia domani mattina per battere a tappeto la zona.

Pernottamento: Hwange – Ngweshla Camp – campeggio – solo pernottamento – costo $ 200 (185 euro)

(www.zimparks.org.zw – amaguta@zimparks.org.zw – emuchaamba@zimparks.org.zw)

15) 21 aprile 2023 venerdì: Hwange – Ngweshla (km. 165 sterrato)

 

Ci alziamo velocemente. Di notte abbiamo sentito solo ippopotami, iene, babbuini ed elefanti ma quando suona la sveglia alle 5.45 sentiamo i leoni. In un nano secondo scendiamo dalla tenda, chiudiamo tutto e usciamo dal campo. I due ippopotami di ieri sera hanno cambiato pozza questa notte, ora sono in quella vicino al campo, ecco perché li sentivamo così da vicino. Iniziamo a pattugliare la zona. Vediamo tanti erbivori ma molte impronte fresche di predatore. Oggi dobbiamo trovare un erede di Cecil quindi ci mettiamo all’opera. Ragionando sul fatto che il ragazzo del camp ci ha detto che vivono principalmente nella concessione della Wilderness, per intenderci zona Makololo, e che c’è solo una strada per raggiungerla, la imbocchiamo. Non vedremo nessun divieto. Gli animali in generale, tra camminare nel bush fitto o sulla strada, se hanno la possibilità, camminano su questa perché i rami dei cespugli potrebbero ferirli. Appena iniziamo la pista verso la concessione, ovviamente guardiamo per terra. Ci sono due differenti file di impronte sulla sabbia. Una molto grossa ed una leggermente più piccola. Leone e leonessa. Le seguiamo metro per metro. A volte escono dalle rotaie dove passano le macchine, ma poi tornano su queste. Ad un certo punto troviamo una cacca ancora fumante. L’adrenalina ci assale. Poi le impronte del maschio spariscono. Ad un certo punto davanti a noi, vediamo la leonessa!!!! Questo avvistamento ce lo siamo meritato anche solo per la determinazione. Lei si ferma e ci guarda. Procediamo ma è molto timorosa quindi esce dalla strada. Quando la raggiungiamo si gira ancora una volta e poi sparisce lentamente. Wow! La zona è questa quindi per forza è un’erede di Cecil! Missione compiuta! Il maschio non lo troviamo. Arriva poi una camionetta da un lodge della concessione. Noi da qui non possiamo più procedere, loro invece possono venire nella concessione statale. Il driver ci ha visti molto euforici quindi ci chiede il motivo. Quando glielo diciamo c’è un sussulto sulla jeep da parte dei clienti. Stanno anche loro cercando leoni da due giorni ma non hanno visto nulla. Si girano tutti nella direzione nella quale è sparita la leonessa ma ovviamente non vedranno nulla. Uno a zero per turisti fai da te a guida esperta! Torniamo poi indietro. La camionetta ci precede fino alla piana di Ngweshla. Vediamo una strada che ci ispira che parte qualche km ad ovest ed arriva fino al Kennedy. Puntiamo a quella. All’inizio vediamo il cartello “no entry, Somalisa Camp” e basta!!! Ce ne sbattiamo le balle e proseguiamo. Il posto è molto bello. Ad un certo punto vediamo il Camp, a 200 metri, ma lo vediamo molto bene. Spettacolare. Andiamo via in fretta. Troviamo poi una pozza con un hide molto ben contestualizzato tutto fatto con rami. C’è un grosso elefante maschio che beve. Lo guardiamo un attimo e poi proseguiamo uscendo dalla concessione. Arriviamo nella piana del Kennedy, il camp dove avremmo dovuto dormire ieri sera. Entriamo. C’è una camionetta del game drive. Appena arriviamo il driver dice ai clienti di salire sulla jeep. Immagina che abbiamo la prenotazione qui. Ci chiede se abbiamo visto qualcosa di interessante e quando gli diciamo della leonessa a Ngweshla, ci ringrazia, corre alla macchina, sale e parte spedito. Ci ha detto solo che sta cercando disperatamente un leone. Io e Pier ci guardiamo allibiti. Ma come pensa di riuscire a trovarla? Il campo è carino e ben tenuto: recintato, con una struttura per la doccia, una per il wc ed una per la cucina. Andiamo alla casa del gestore. Apre la porta ed esce. In quella frazione di secondo vediamo l’interno. C’è un materasso per terra con, sempre per terra, una pentola, un piatto ed un bicchiere. Ma come fanno a vivere in questa maniera?? Lui esce ben vestito con il fucile. Dice che non si muove mai senza. Gli chiediamo scusa per non essere venuti qui a dormire. Pensavamo avesse il telefono e quindi sapesse del nostro arrivo. Ci dice che non c’è campo, lui sa se ci sono clienti solo quando li vede arrivare. Lo salutiamo e proseguiamo. Quanto lui quando il ragazzo di Ngweshla ci hanno detto un posto dove ci sono sempre molti animali, Mbiza. Ci indirizziamo là ma ovviamente concessione privata. In quella direzione ci sono diversi avvoltoi che volano in cerchio. Vuol dire animale morto, ci piacerebbe andare a vedere ma è troppo all’interno quindi accantoniamo l’idea. Qui ci sono diversi lodge quindi non saremmo riusciti a schivarli tutti. Imbocchiamo una strada che costeggia la recinzione del parco. Ci sono piante molto alte e tante cacche di elefante. Vedremo un’antilope nera (sabel antelope) e poi arriviamo al Main Camp alle 11.30. Vado alla reception a chiedere dov’è il museo. Le due signore, odiose, mi dicono che è chiuso. Chiedo loro se è vero che il corpo imbalsamato di Cecil è nel museo. Loro si guardano come se non sapessero di cosa stessi parlando. Spiego di chi si tratta e dicono che ricordano vagamente. Mi sa che tutto il mondo si è indignato per la cosa, la gente qui ha altri problemi da affrontare che non un leone morto, che oltretutto ha portato parecchi soldi per il permesso di caccia. Va beh. Comunque mi dicono che non si trova nel museo. Cosa mi ha detto il ragazzo di Ngweshla? Forse voleva sembrare preparato sull’argomento e magari pensava che non saremmo venuti fino qui a verificare. Evitiamo il ristorante, andiamo solo un attimo al market. È arrivato il camion dei rifornimenti questa mattina, quindi, c’è qualcosa in più sugli scaffali. Compriamo della birra. Per pranzo andiamo al campeggio. È tenuto bene con punti braai. I bagni sono decorosi. Mangiamo un risotto, pisolino del Pier e alle 14.00 rientriamo. Oggi ci sono 32°. Appena oltre la sbarra vediamo il cartello di attenzione scarabei stercorari (Dung Beetle). Ritorniamo a Ngweshla percorrendo la strada di questa mattina. Nella zona del Kennedy facciamo una deviazione, consentita, appena oltre la piana principale. Vedremo molte giraffe ed elefanti con i piccoli. Molto bella questa zona con i colori e la luce perfetta (il sole è alle nostre spalle). Arriviamo a Ngweshla alle 16.30. Mettiamo nel serbatoio il gasolio delle due taniche, non perché ci serva, ma perché dobbiamo restituirle vuote, mentre dovremo lasciare il pieno fatto. Questa sarà l’ultima notte in un parco africano fino al prossimo anno, quindi ce la vogliamo proprio godere. Giriamo ancora nella zona poi ci fermiamo a vedere un tramonto bellissimo davanti alla pozza principale. Ci sono i due soliti ippopotami a mollo da una parte. Quattro elefanti arrivano a bere. Il sole è alle loro spalle e sta per toccare la linea dell’orizzonte. Uno di questi ha la bella idea di entrare come un trattore nella pozza, sollevando tantissima acqua. Si riempie la proboscide e poi si fa la doccia. Non contento si immerge completamente e poi, sempre in maniera irruente, barrendo e scuotendo la testa, esce e se ne va. Wow Wow Wow. Il sole cala alle 18 quindi torniamo al campo. Doccia e cena a base di pastasciutta. Un piatto lo portiamo sempre al ragazzo. Gli diamo anche tutte le cose da mangiare che abbiamo avanzato. È poca cosa, perché avevamo fatto la spesa giusta, ma lui è contentissimo. Beviamo l’ultima bottiglia di vino sudafricano e poi andiamo a dormire. Ultima notte nella nostra tendina.

Pernottamento: Hwange – Ngweshla Camp – campeggio – solo pernottamento – costo $ 200 (185 euro)

(www.zimparks.org.zw – amaguta@zimparks.org.zw – emuchaamba@zimparks.org.zw)

16) 22 aprile 2023 sabato: Hwange – Victoria Falls

(km. 259: 64 sterrato e 195 asfalto)

 

Strada: km.65 di sterrato (1 ora e 45) fino al gate del parco poi km.195 (2 ore e 40) di asfalto fino a Victoria Falls.

Questa notte i leoni hanno ruggito sempre. Chiudiamo la tenda l’ultima volta togliendo tutto e poi partiamo. C’è l’alba più bella che abbiamo mai visto. Ci sono molte nuvolette che si colorano completamente di rosa. Spettacolo. Andiamo alla pozza dove ci sono i due ippopotami fuori dall’acqua. Quando ci vedono si tuffano di gran carriera. Il programma era di partire subito diretti a Vic Falls. Pier mi guarda e mi chiede cosa voglio fare. Sicuramente dovremo essere là per le 15.30 per la consegna della macchina, però, se non andiamo a vedere le cascate, possiamo rimanere qui ancora 3 ore. Io sarei rimasta qui, rimarrei qui a vita, ma è meglio partire. Dobbiamo fare 300 km prima di arrivare a destinazione ed è bene non arrivare all’ultimo. Alle 6.30, molto a malincuore lasciamo questo paradiso. Lungo la strada vediamo un dung beetle con la pallina. Finalmente. Erano 8 anni che aspettavo di vederne uno, da quando ho scoperto della loro esistenza all’Addo Nat.Park in Sud Africa. Allora avevo capito che vivessero solo lì. Vediamo tante giraffe ed arriviamo al Kenndey in 35 minuti. In altri 45 siamo al Main Camp. Usciamo con al nostro attivo km.773 fatti nel parco e solo un predatore. Ci spiace proprio andare via, ma tanto torneremo! I restanti km.195 di asfalto li faremo in 2 ore e 40. La strada a tratti è bella mentre in altri punti è piena di buche e si deve viaggiare pianissimo. Brutta la zona in prossimità della cittadina di Hwange per il resto ci sono molti villaggi con bimbi che vendono frutta, baobab, carretti lungo la strada, insomma un classico di vita africana. Non ci fermiamo neppure a fare una foto. Tanto, viaggiando, decidiamo che agosto 2024 o 2025 faremo solo Zimbabwe quindi potrò fotografare anche i sassi. Arriviamo alle 10.30 a Victoria Falls.

Info su Vitoria Falls.

Victoria Falls è indissolubilmente legata alla ferrovia, non soltanto perché il fischio del treno risuona regolarmente sullo sfondo del rombo delle cascate, ma perché l’intera cittadina deve le sue origini alla ferrovia.

Il ciclopico progetto di unire tutti i possedimenti britannici in Africa attraverso una lunghissima linea ferroviaria che unisse il Cairo al Capo di Buona Speranza, fu presentato alla Regina da Cecil John Rhodes nel 1874. Rhodes ideò probabilmente una simile impresa per ottenere il beneplacito della Corona all’espansione della BSAC nel Matabeleland, e la Regina Vittoria ne rimase entusiasta. Il progetto prevedeva la realizzazione di ben 10.489 km di ferrovia attraverso i due emisferi del continente, unendo Port Said, in Egitto, a Cape Town in Sudafrica. L’opera, che sarebbe divenuta la più imponente ed importante linea ferroviaria del continente. L’opera non venne mai portata a termine, ma ben 5625 km di questa linea sono ancora attivi e percorsi da convogli ferroviari.

A Victoria Falls la gola Batoka era un impedimento naturale, quindi, dovettero costruire un ponte. Cecil John Rhodesh a insistito affinché il ponte venisse costruito in un posto dove lo spruzzo delle cascate sarebbe caduto sui treni di passaggio. Ecco perché il sito per il ponte è stato scelto proprio in quel punto. Il ponte è stato progettato da Mr. George Hobson che era un partner di Douglas Fox & Partners, Londra.  Nel momento in cui il Ponte delle Cascate Victoria è stato completato, è stato il ponte più alto del mondo. Il ponte è stato progettato e costruito in Inghilterra ed è stato spedito in parte in Africa, dove è stato assemblato. La costruzione del ponte è iniziata nel luglio 1904, è stata completata nel mese di aprile 1905 e poi è stato aperto il 2 settembre del 1905. Misura 198 m di lunghezza e supera i 110 m di altezza. Il ponte unisce lo Zimbabwe allo Zambia quindi ci sono le due frontiere sui due lati. Se si vuole è possibile fare un visto giornaliero per poter accedere al versante zambese delle cascate però bisogna poi considerare che si deve pagare nuovamente quello dello Zimbabwe quando si ritorna indietro (si può fare il multivisa quando si entra in uno dei due stati). Attraversarlo a piedi è suggestivo e offre uno splendido scenario sulle cascate. Inoltre, per i più temerari si può fare bungee jumping o l’attraversata tramite carrucola su un cavo che collega i due lati della cascata. Il Café Bridge è l’unico ristorante della zona costruito su una piattaforma sopra la gola Batoka con vista diretta sulla cascata.

 

Attività:

  • Victoria Falls National Park: ingresso $ 50. Parco a ridosso delle cascate. C’è la statua di David Livingstone che si trova all’estremità sinistra delle cascate vicino alla cataratta del Diavolo. C’è un ristorante e adiacente a questo si trova il Centro interpretativo con pannelli informativi. Orari: inverno 6.30 -18.00: estate 6.00 – 18.00
  • baobab: è di 16 metri di diametro e 20 metri di altezza. Ci vogliono circa 30 persone adulte a circondare il suo tronco. Si trova fuori dal parco. È meglio prendere un taxi.
  • Il Rainforest: L’area di foresta pluviale di Victoria Falls è pieno di molte specie uniche di flora e fauna.
  • Il Pot Boiling: Questo posto ha un nome appropriato per descrivere l’agitazione in cui l’acqua dai lati opposti delle cascate si scontrano nel fiume Zambesi che gira in direzione sud-est passando attraverso gole diverse.
  • Il Ponte: Si tratta di un sito impressionante. Oggi il ponte è la seconda attrazione turistica visitata in Victoria Falls. Situato in posizione dominante sulla gola Batoka tra Zimbabwe e Zambia. Se non si ha intenzione di andare in Zambia o a fare Bungi Jumping è comunque obbligatorio visitare il ponte. Per non pagare il visto basta dire che si va a vedere il Bungi Jumping.
  • Crocodile Ranch & Nature Sanctuary: Crocodile Ranch & Nature Sanctuary si trova a meno di 5 km dalle cascate Un piccolo fiume, conosciuto come Creek Spencer, scorre attraverso il Ranch e incontra il fiume Zambezi. È stato avviato nel 1970 con soli 100 coccodrilli. Questa azienda di famiglia è cresciuta notevolmente nel corso degli ultimi 30 anni e ora ci sono più di 40.000 coccodrilli dai neonati piccoli a giganti di 5 metri.
  • Craft Market all’aperto: Fine di Drive Adam Stander, Orario: lun-ven: 8:00-17:00, sab: 08:00-13:00. Il famoso mercato artigianale all’aperto è il luogo ideale per andare a comprare autentici oggetti d’arte africana. Questo è un luogo ben noto per trovare gli scultori in pietra Mashonaland e sculture in legno.
  • La stazione dei treni: Si tratta di una stazione dal sapore coloniale, situata a fianco dell’Hotel Victoria Falls, con il quale comunica attraverso una porta situata a metà del marciapiede, anche se spesso chiusa. Sui marciapiedi siedono moltissime persone in attesa dell’arrivo dei treni soprattutto a partire dalle 18.00, ora in cui chiude il parco e la gente torna alle proprie abitazioni.
  • volo in elicottero
  • camminare con i leoni: mi rifiuto di dare info e per cortesia evitatela per il maltrattemanto degli animali
  • crociera sul fiume al tramonto
  • passeggiata a dorso di elefante: mi rifiuto di dare info e per cortesia evitatela per il maltrattemanto degli animali
  • rafting: è considerato la più selvaggia avventura del mondo. Si svolge sotto le cascate Victoria nella Gola Batoka, dalla rapida 1-19 durante la stagione con poca acqua e 11-23 durante la stagione dell’acqua alta. Snack e bevande sono inclusi.  No bambini sotto i 15 anni.
  • Bungi Jumping o attraversamento della gola Batoka con la carrucola
  • The Game Park: Zambezi National Park e Victoria Falls National Park coprono una superficie di 56.000 ettari. Il confine settentrionale del Parco è costituito dal fiume Zambesi.  Una grande varietà di mammiferi si trovano all’interno del parco, tra cui The Big Five: elefante, leone, bufalo, leopardo e rinoceronte.  Inoltre, branchi di antilopi nere, eland, zebre, giraffe, kudu, impala waterbuck e così come molte delle specie più piccole.
  • The Lookout Café (https://www.thelookoutcafe.com/), lato Zimbabwe – ad est del The Victoria Falls Hotel. Si vede il ponte sulla Gola Batoka.
  • Il Victoria Falls Hotel è l’albergo più antico dello Zimbawe. Inizialmente era l’alloggio delle persone che lavoravano alla costruzione della ferrovia che avrebbe dovuto collegare Città del Capo con il Cairo poi è diventato hotel nell’aprile del 1917 per i turisti che arrivano dal Sud Africa. Quando si resero conto che, per vedere le cascate, i turisti arrivavano da tutto il mondo lo ampliarono. L’arredo è molto raffinato, le pareti sono ornate con stampe d’epoca e giornali che ricordano avvenimenti storici fino alla dichiarazione d’indipendenza dall’Inghilterra nel 1965. Dalla terrazza c’è una vista molto bella del ponte e delle cascate.

 

Anche questa volta non riusciremo, come nel 2013, a vedere il Victoria Falls Hotel, albergo storico, per mancanza di tempo. Andiamo alle cascate. Pazzesco, nel 2013 eravamo solo noi, oggi c’è il delirio. Verremo poi a sapere che in questo week end c’è un’importante convention quindi ci sono migliaia di persone da tutto lo Zimbabwe. Capito il motivo. Oltre alla gente, rispetto al 2013, ci sono tanti negozietti che vendono le classiche cose africane. Paghiamo $ 50 a testa l’ingresso.

Info sulle cascate Vittoria:

Lato Zimbabwe orari 6.30 alle 18   ingresso $ 50

Lato Zambia orari 6 alle 18 ingresso $ 50

 

Le Cascate Vittoria si trovano quasi a metà strada del percorso dalla sorgente al mare del fiume Zambesi.  Questo fiume con i suoi 2.693 km. è il quarto fiume più lungo dell’Africa dopo il Nilo (km.6.695), il Congo (km.4.700) ed il Niger (km.4.200). La sorgente del fiume Zambezi si trova a circa 1 500 m sopra il livello del mare, nel distretto di Mwinilunga in Zambia poi attraversa l’Angola, segna il confine tra Zambia e Zimbabwe per poi sfociare nell’Oceano Indiano in Mozambico. L’area del suo bacino idrografico è di 1.390.000 chilometri quadrati, che è la metà di quello del Nilo. La potenza del fiume Zambesi è stata sfruttata durante il trasporto in due punti, la prima diga Kariba essere in Zimbabwe e la seconda diga di Cahora Bassa in Mozambico. Entrambe queste dighe sono fonti di energia idroelettrica e di fornire una gran parte del potere in Zambia, Zimbabwe e Sud Africa. Le Cascate Vittoria sono un’attrazione di fama mondiale, sono larghe ben 1,7 km e si gettano nell’orrido della Zambezi Gorge (gola Batoka) con un salto da 90 a 107 m; in media 550.000 metri cubi di acqua si gettano nel vuoto ogni minuto, ma durante il periodo delle inondazioni (da marzo a maggio) questa cifra sale fino a 5 milioni di metri cubi al minuto. David Livingstone, l’esploratore scozzese, fu il primo occidentale a visitare le cascate nel 1855. Diede loro il nome dell’allora Regina d’Inghilterra, la Regina Vittoria, esse tuttavia erano già note localmente con il nome di Mosi-oa-Tunya “il fumo che tuona”.  Le cascate fanno parte di due parchi nazionali, il Mosi-oa-Tunya National Park in Zambia ed il Victoria Falls National Park in Zimbabwe, e sono oggi una delle attrazioni turistiche più importanti del sud del continente africano. Sono una delle sette meraviglie naturali del mondo (con l’aurora boreale, il porto di Rio de Janeiro, il Grand Canyon, il vulcano Paricutin, la barriera corallina australiana e il monte Everest) e sono patrimonio dell’umanità protetto dall’UNESCO. Sono le più grandi cascate del mondo considerando una media tra altezza, larghezza e portata d’acqua, superando le Cascate del Niagara e quelle di Iguacu. Le Cascate Vittoria sono costituite da cinque diverse “cadute”.  Quattro di questi sono in Zimbabwe e uno è in Zambia.  Essi sono noti come:

  • la cataratta del Diavolo (70 metri di altezza, il nome deriva dalla vicina isola nel fiume, dove le tribù locali utilizzati per eseguire cerimonie sacrificali. Quando i missionari arrivarono nella zona da loro di cui queste cerimonie come “diabolico” e quindi il nome è stato dato a questa cataratta)
  • Main Falls (93 metri di altezza, questa è la più grande cascata e certamente la più maestosa vista delle cascate. Una tenda gamma di acqua, con una portata massima di 700 000 metri cubi al minuto, il volume oltre l’altezza delle cascate è così grande che prima di arrivare da nessuna parte vicino al suolo, l’acqua è squassata dai forti venti in aumento e trasformato in nebbia)
  • Rainbow Falls (108 metri di altezza, questo è il punto più alto di tutte le cadute, nelle giornate limpide si vede l’arcobaleno da questo punto e quando c’è la luna piena di vede anche di notte)
  • Horseshoe Falls (95 metri di altezza, questa è la sezione con il minor volume di acqua e sarà il primo ad asciugarsi di solito tra ottobre e novembre).
  • la cataratta orientale in Zambia (101 metri di altezza, si trovano completamente sul lato Zambia ma si può vedere anche dal lato dello Zimbabwe)

 

Le cascate si possono visitare sia dal lato dello Zimbabwe, visibile il 75%, che dal lato dello Zambia, visibile il 25%, ma la visione più spettacolare si ha dallo Zimbabwe. Il tratto zambese viene spesso dimenticato, ma offre un’esperienza completamente diversa rispetto alla sua più famosa controparte nello Zimbabwe. Prima di tutto la vista è diversa: ci si può avvicinare all’acqua camminando lungo un ripido sentiero fino al salto della cascata e seguendo stretti passaggi che sfiorano l’abisso. Uno dei punti in cui ci si avvicina di più alla cascata è il Knife Edge Point, che si raggiunge attraversando una passerella che fa drizzare i capelli (ma sicura), passando attraverso nuvole di spruzzi fino a un’isoletta appuntita in mezzo al fiume. Se l’acqua è bassa e il vento favorevole, godrete di una magnifica vista delle cascate e dell’enorme abisso sotto il ponte sullo Zambesi.  La cittadina di Victoria Falls (Zimbabwe) è a due passi dalle cascate mentre Livingstone si trova ad 11 km., oltre il ponte sullo Zambesi.

 

Le Cascate Vittoria sono uno dei pochi posti al mondo dove l’arcobaleno di luna si verifica regolarmente e dove lo si può vedere con facilità.  Eppure, molte persone visitano questo posto senza sapere di questo fenomeno naturale, ma è una delle cose più suggestive di Victoria Falls.  Proprio come quello che si verifica durante il giorno, l’arcobaleno lunare o ‘arco di luna’ si crea con la luce che viene rifratta dalle particelle d’acqua presenti nell’aria, sempre presenti dagli spruzzi delle cascate. Gli arcobaleni lunari sono molto più deboli rispetto a quelli diurni.  Questo è causato della minore quantità di luce riflessa dalla luna.  Si verifica solo se la luna è piena e cielo terso. L’occhio umano ha difficoltà a distinguere i colori dell’arco di luna, perché la luce è di solito troppo debole per attivare i recettori del colore dell’occhio umano e non tutti li vedono allo stesso modo.  Tuttavia, i colori di un arcobaleno lunare si vedono nelle fotografie con una lunga esposizione. Si vede meglio in periodi di acqua alta (da aprile a luglio) quando c’è molto più vapore e nelle prime ore dopo il sorgere della luna.  L’arco di luna può anche essere visto dal ponte ma il posto migliore è dal lato dello Zambia in quanto la luna sorge alle spalle di chi guarda le cascate. On-line si trovano i calendari con le giornate perfette per vedere questo fenomeno. (https://www.victoriafalls-guide.net/lunar-rainbow.html).

 

Entriamo alle 10.30 e rimarremo un paio d’ore. Iniziamo a vedere la parte più occidentale, dove c’è la statua di David Livingstone. Questo è l’unico punto in cui le si vede bene. Gli altri punti saranno frontali e con acqua che arriva a secchiellate, portata dal vento. Sono sempre un gran spettacolo. Nel 2013 eravamo entrati nel parco con le scarpe da trekking (siamo usciti con l’acqua al loro interno) e con sopra un k-way corto (è servito a ben poco). L’unico ragazzo che era entrato con noi indossava infradito e mantella k-way fino alla caviglia. Ci era sembrato eccessivo, ma dopo dieci minuti avevamo capito di aver sbagliato in pieno l’abbigliamento. Quest’anno siamo entrati a prova d’acqua: infradito e mantella che usiamo in montagna. Senza quella non avremmo potuto procedere e avremmo bagnato zaini e attrezzatura fotografica. Un tratto lo faccio solo io, Pier rinuncia.  Sembra di essere sotto la doccia. Arriviamo fino al punto finale dove si vede bene il famoso ponte, una delle frontiere più caratteristiche al mondo. Attraversa la gola Batoka, una frontiera naturale di grande bellezza. Torniamo indietro ed usciamo. Portiamo le mantelle in macchina e mettiamo le scarpe. Andiamo alla frontiera a piedi. Entriamo al controllo passaporti ma non ce li chiedono. Ci danno solo un foglietto da restituire all’uscita. Con questo si può arrivare fino al ponte e al bar panoramico sull’altro lato, ma, ovviamente, non per entrare nell’altra frontiera. C’è una fila lunghissima di camion. Arriviamo al ponte. Sopra c’è un passaggio per i pedoni a destra, un passaggio con le rotaie per il treno ed uno per le macchine. A metà del ponte si può fare bungee jumping. Ci sono diversi ragazzi che stanno per buttarsi. Pazzi. Uno si lancia, le mani mi diventano tutte sudate. Verso valle, nell’ansa che il fiume crea qualche centinaio di metri più in giù, c’è il panoramico Lookout Cafè, dove andremo a pranzo. Il lato a monte del ponte, con vista sulle cascate, ha un bellissimo arcobaleno. In 40 minuti siamo andati e tornati. Prendiamo la macchina e andiamo a pranzo a Lookout Cafè. Non abbiamo prenotato (consiglio di farlo) ma ci danno un tavolo. La vista è molto bella. Da lontano si vede il ponte e sotto di noi c’è l’ansa del fiume. Ci sentiamo subito fuori luogo. Non ci piace l’atmosfera troppa gente snob con abiti eleganti. Prenderemo un panino con il pollo ed un wrap, con due birre, e spendiamo $ 40. Andiamo a fare il pieno di gasolio. Qui costa $ 1,72 al litro. Andiamo in hotel alle 14.00. Questo pernottamento lo consiglio se si è di passaggio per una notte o due. È a prezzi abbordabili con ottimo rapporto qualità prezzo. Dovesse interessare si ha la possibilità di cenare. Svuotiamo completamente la macchina e, quando arriva il ragazzo della Bushlore a prenderla, lo stesso che una settimana fa ci ha dato il lucchetto nuovo a Kasane, gli diamo le chiavi molto a malincuore. Vediamo andare via quella che è stata la nostra casa per più di due settimane, già con tanta nostalgia. Non ci ha dato nessun problema, la Bushlore è un’ottima compagnia. Cazzeggiamo in camera fino alle 16.15 quando vengono a prenderci per la crociera al tramonto con cena. L’abbiamo prenotata su Getyouguide al prezzo di 70 euro a testa. Il tutto è organizzato da Pure Africa. Il ragazzo gentilissimo. Ha i pantaloni lunghi e la camicia bianca. Non so come faccia, ci sono 35°! Ci fa salire sul pulmino e poi, dopo aver recuperato altre due coppie in altri hotel, ci porta all’imbarcadero. Paghiamo $ 10 a testa (tasse per accesso al parco) e poi saliamo sulla barca. Tutto molto elegante, saremo solo in 20 e ciascuno ha il suo tavolo. Qui è tutto compreso, oltre alla cena e ai vini, anche una selezione pazzesca di gin. Alle 17.00 partiamo e navigheremo fino alle 20.00. Arriviamo fino al punto in cui si vedono le cascate da lontano (si vede il vapore che si alza). Qui ci son diversi ippopotami. Fossi un ippopotamo non sceglierei mai un posto così triste per stare, tante barche passano loro vicino. Costeggiamo un’isoletta dove ci dicono viva un elefante. Solo io e Pier lo vedremo di schiena che scappa via. Il tramonto è bellissimo. Si colora tutto di rosso. La cena è buona. Ci servono vini diversi ad ogni piatto. Finiremo con un gin tonic. Quando il sole tramonta rimarremo solo in due barche, ancorate in mezzo al fiume. Mi scatta una malinconia incredibile. Sono ancora qui e già mi manca l’Africa. D’altronde Hemingway aveva scritto:

“Una sola cosa allora volevo: tornare in Africa.

Non l’avevo ancora lasciata, ma ogni volta che mi svegliavo,

di notte, tendevo l’orecchio, pervaso di nostalgia”

Quindi se ha provato queste cose uno scrittore come lui, posso provarle anche io, semplice viaggiatrice innamorata dell’Africa. Alla fine della crociera, troviamo il nostro driver che ci riporta in hotel. Questa è stata un’esperienza piacevole. Noi non siamo da queste cose, preferiamo una cena easy cotta sul fuoco nel nulla assoluto, ma per finire una vacanza, ci stava. Ormai si sa che questo posto è diventato una trappola per turisti e tutti ha prezzi esagerati, ma merita di essere visto. Torniamo in hotel e non impieghiamo molto ad addormentarci perché in realtà siamo un pochino brilli. Con tutto quello che ci hanno dato da bere!!!!!

Pernottamento: Dzimbahwe Guest Lodge – lodge – con colazione – c’è il ristorante per cena

prenotato su booking – costo $ 100 (85 euro) – pagato in loco.

(https://dzimbahweguestlodge.com/)

17) 23 aprile 2023 domenica: Victoria Falls – Johannesburg

 

Facciamo colazione con calma e poi cazzeggiamo un po’. L’idea era di prendere un taxi ed andare a vedere il Victoria Falls Hotel, ma non abbiamo voglia quindi rimaniamo in hotel fino a quando non arriva il nostro transfer a prenderci alle 11.00. L’abbiamo prenotato ieri tramite l’hotel ($ 30). Impieghiamo meno di mezz’ora ad arrivare all’aeroporto. La struttura è nuova. Nel 2013 era piccolina. Facciamo il check-in. Chiediamo alla ragazza se possiamo imbarcare le valige con destinazione Milano, per non doverle prendere ed imbarcare nuovamente a Johannesburg. Avremo uno scalo lungo quindi abbiamo quello che ci serve in una borsa a parte. Lei ci dice ok ma non ci sembra molto convinta visto che la prima tratta è operata da Air Link e poi da Qatar. Le vediamo andare via ma tutti e due abbiamo un brutto presentimento. Mangiamo un boccone in aeroporto e poi ci imbarchiamo. Il volo parte alle 13.45 e dura un’ora e mezza. Arrivo a Johannesburg chiamiamo il nostro hotel. Ci mandano una loro macchina a prenderci. Il servizio è compreso nel prezzo. In 5 minuti siamo a destinazione. Siamo venuti diverse volte durante i nostri viaggi in questo posto. Abbiamo sempre apprezzato il fatto che è, credo, l’unico hotel, vicino all’aeroporto, con un prato e piscina dove poter rimanere in attesa del volo. La struttura si è ampliata. È semplice ma comoda. Abbiamo una brutta sorpresa per la cena. Solitamente la si faceva qui, e si mangiava pure bene, ma ci dicono che, dopo il Covid, non hanno più questo servizio. Si può ordinare un takeaway. La cosa non ci piace quindi, quando vediamo su google map che c’è un centro commerciale vicino, chiamiamo Uber e con R 100 (euro 5) a tratta, ci porta all’Emperors. La struttura è fatta sulla falsariga del centro commerciale di Doha (riproduce Venezia) mentre qui sembra Roma. In un’ala ci sono casinò, dall’altra, ristoranti. Non ci sono negozi. Scegliamo l’Ocean Basket. È una catena dove si mangia pesce. Eravamo stati un paio di volte a Cape Town con i nostri figli. Prendiamo due piatti a testa spendendo Rand 540 (27 euro). Chiamiamo poi Uber e torniamo in hotel.

Pernottamento: Aero Lodge – lodge – con colazione – c’è il ristorante per la cena

prenotato su booking – costo R 1215 (60 euro) – pagato in loco.

(http://aeroguestlodge.co.za/)

 

 

18) 24 aprile 2023 lunedì: Johannesburg – Doha

 

Dopo colazione cazzeggiamo a bordo piscina fino alle 11 quando il taxi ci porta in aeroporto. Alle 14 il volo Qatar parte puntuale. Dopo 8 ore, atterriamo a Doha.

 

 

19) 25 aprile 2023 martedì: Doha – Malpensa

 

Alle 2.00 locali (Italia e Sud Africa 1.00) si riparte. Dopo 6 ore, siamo a Malpensa, alle 7.00 del mattino. Pier non prende il carrello, visto che entrambi abbiamo una brutta sensazione. Appena arriviamo al tappeto, vediamo un ragazzo con un cartello con i nostri nomi. Le valige non sono arrivate. Andiamo a fare denuncia e poi usciamo. Ci sono in nostri amici Barbara e Luca che ci aspettano. Andiamo a fare colazione insieme e poi ci riportano a casa dai nostri figli e dal nostro Buddy.

Anche questa è andata. Per il prossimo aprile avevamo in mente tante destinazioni, come il campo base dell’Everest, Argentina o Giappone, ma dopo dieci giorni, appena c’era l’operativo volo, abbiamo prenotato per il prossimo anno. Sempre con Qatar: Nambia, per la sesta volta, ma su piste che quasi nessuno percorre: l’estremo nord-ovest del Kaokoland. Per quanto guardiamo il resto del mondo, noi pensiamo solo all’Africa quindi è lì che vogliamo fare le vacanze, almeno una volta l’anno. A chi ci chiede perché torniamo sempre lì (fermo restando che è sempre Africa australe ma ogni volta aggiungiamo qualcosa di nuovo) rispondo semplicemente come ha detto Gandhi: “puoi immergerti mille volte nello stesso fiume ma non verrai mai bagnato dalla stessa acqua”. Noi torniamo sempre là ma ogni volta sono emozioni diverse. Quello vogliamo fare quindi …. lo facciamo!

Alla prossima.

Anna & Pier

Se volete vedere il video con le mie foto e la musica, lo trovate: https://www.youtube.com/watch?v=RarVjjeVz5s

Se avete bisogno di info o che vi invii il diario completo: african.dreams2019@gmail.com

PS: le valige sono state imbarcate su un volo precedente per Doha da Johannesburg. Ci sono arrivate quattro giorni dopo il nostro rientro. Qatar ci ha aggiornati sugli sviluppi tempestivamente. È considerata la migliore compagnia al mondo e non posso che confermarlo.

The post Botswana-Zimbabwe 2023 – PARTE 2 (dettaglio giorno x giorno) appeared first on Il Giramondo.


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